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In questa “pagina triste della nostra storia”, citando il Presidente della Repubblica è molto difficile, per un sindacalista, fare accordi. Bisogna operare senza rete di protezione, come acrobati sul filo. È impossibile organizzare assemblee per parlare con i lavoratori di contenuti, per spiegare opzioni e decidere linee di trattativa: ci si affida alle pericolosissime chat collettive che spesso, da strumento, si fanno fine e valvole di sfogo distruttive. Nel caso di Amazon, l’impresa da difficile si fa ardua: la multinazionale nega da sempre la possibilità alle segreterie territoriali di sedersi al tavolo, o meglio, in questa fase di distanziamento sociale, di connettersi da remoto per affiancare i delegati.
Diventa se possibile ancora più complicato quando una trattativa e l’accordo che ne scaturisce, dopo giorni di confronto serrato e undici giorni di sciopero a oltranza, ha per oggetto la salute di chi lavora. A quell’accordo si chiede di esorcizzare la paura e qualunque accordo, anche il migliore possibile come quello di cui stimo parlando, difficilmente può centrare questo obbiettivo. L’intesa raggiunta nel pomeriggio di ieri va collocata in questo contesto senza precedenti e non può essere letta se non attraverso le lenti di questa anomala attualità, un’attualità fatta di interventi normativi che si accavallano, a volte si smentiscono, e che non procedono esenti da contraddizioni: il commercio al dettaglio chiude, quello on ine no, ma soprattutto nessun intervento legislativo vincola le piattaforme come Amazon a ridurre la produzione smerciando solo beni di prima necessità.
La Filcams Cgil ha chiesto fin da subito di ridurre la velocità di Amazon e di ricorrere agli ammortizzatori sociali. L’azienda ha replicato di voler continuare a pieno regime nonostante tutto. La partita non è chiusa: l’accordo prevede che, se le misure annunciate a tutela della salute e sicurezza dei 1500 addetti (sono numerose: distanziamento sociale, sanificazione costante, misurazione della temperatura in ingresso, vigilanza costante degli Rls, allungamento delle pause, mascherine chirurgiche per tutti i lavoratori, etc.), si potrà ragionare di cassa integrazione e di parziale riduzione della produzione.
Questo importante esercizio di contrattazione ai tempi di Covid-19, perfezionato in una delle province più falcidiate dalla epidemia, con una delle aziende più dure del mondo, nasce dal Protocollo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, associazioni datoriali e governo e prova ad attuarlo al meglio oltre che a rafforzarne peso e valore. Grande ruolo viene dato a delegati e rappresentanti alla sicurezza che avranno il compito di monitorarne l’andata a regime e intervenire in caso di criticità: una grande responsabilità per la prima linea della prima linea del sindacato in questi giorni complicati.
Cristian Sesena è coordinatore dell’area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil nazionale