L’intelligenza artificiale sostituirà i lavoratori e svolgerà le attività prima appannaggio degli esseri umani. Lo abbiamo letto, detto, sentito, scritto, raccontato, preventivato, studiato in tutte le salse. Ma se ad annunciarlo è l’amministratore delegato di Amazon, fa un altro effetto. Non una minaccia, ma un avviso formale: nei prossimi tempi il colosso dell’e-commerce taglierà personale perché l’intelligenza artificiale è più veloce, più efficiente e più economica.

Meno personale

"Con l'introduzione dell’IA generativa il nostro modo di lavorare dovrebbe cambiare – scrive il ceo di Amazon Andy Jassy -. Avremo bisogno di meno persone per svolgere alcuni dei lavori che vengono fatti oggi e di più persone per svolgere altri tipi di lavori. È difficile sapere esattamente come tutto questo si tradurrà nel tempo, ma nei prossimi anni prevediamo che ciò ridurrà la nostra forza lavoro aziendale complessiva, poiché otterremo guadagni in termini di efficienza grazie all'uso estensivo dell'intelligenza artificiale in tutta l'azienda".

Ci cambierà la vita

Poi la profezia: l'IA non cambierà solo Amazon. “Cambierà il modo in cui tutti lavoriamo e viviamo” afferma Jassy, compresi miliardi di agenti di intelligenza artificiale in ogni azienda e in ogni campo immaginabile. “Molti di questi agenti devono ancora essere realizzati, ma non fatevi illusioni: stanno arrivando, e arriveranno rapidamente".

Saldo negativo

“Non abbiamo comunicazioni ufficiali da Amazon, ma questa presa di posizione del ceo di uno dei grandi cluster è da tenere in considerazione – afferma Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil -. C’è però chi dice che l’impatto sarà relativo, cioè che tra i posti persi e quelli nuovi il differenziale non sarà altissimo. In ogni caso il saldo non sarà positivo per il lavoro. Al confronto che avremo con Amazon come sindacato chiederemo che tipo di impatto avrà l’intelligenza artificiale sul lavoro e sul personale. Gli effetti occupazionali li abbiamo già visti con l’incremento delle tecnologie: tra il primo magazzino aperto in Italia e l’ultimo c’è un abisso in termini di posti. Robot che svolgono compiti e funzioni che prima svolgevano le persone, algoritmi che organizzano, intelligenza artificiale che migliora l’efficienza. Amazon sta andando in questa direzione. Quando questo passaggio e queste trasformazioni avverranno, non si sa, ma i processi si sono molto velocizzati”.

Mille sistemi di IA

Secondo Jassy la multinazionale di Jeff Bezos ha oltre mille sistemi di intelligenza artificiale già operativi o in fase di test, usati per creare contenuti pubblicitari personalizzati, ottimizzare la logistica, assistere clienti via chat e voce, scrivere codici, riassumere dati, generare analisi predittive e supportare i team interni.

Non tutti i lavori spariranno, comunque, ma tutti cambieranno. È la transizione, che è già in atto: alcune mansioni saranno sostituite da altre, del tutto nuove. Quindi? Non tutti potranno riconvertirsi in tempo ed è per questo che il ceo invita i dipendenti a diventare curiosi dell’IA, frequentare corsi interni, partecipare a workshop, sperimentare strumenti.

A quale prezzo?

“Questa è l’ottica anglosassone di fare impresa, dove non c’è l’elemento di moderazione tra le parti – afferma Alessio De Luca, responsabile ufficio progetto lavoro 4.0 della Cgil nazionale -: se attraverso uno strumento riesco a ridurre il costo del lavoro, se riesco a efficientare, lo uso. Amazon non è la prima a farlo e non sarà l’ultima. X integrò tecnologie più avanzate e licenziò personale. L’IA e gli strumenti che migliorano la produttività, se non mediati creano le condizioni perché ci possa essere una riduzione dei posti di lavoro. Il tema quindi è capire come si determina un equilibrio tra occupazione, efficientamento e aumento della produttività. Noi proponiamo la riduzione dell’orario a parità di salario e una normativa più stringente che tuteli le condizioni di lavoro”.

Manca il quadro regolatorio 

In Italia manca un quadro regolatorio e di condivisione del percorso. Il disegno di legge in fase di approvazione, appena votato alla Camera, che tornerà al Senato per via delle modifiche, di fatto disciplina lo scibile dell’intelligenza artificiale ma è carente sugli aspetti principali: “Mancano un approccio di condivisione – prosegue De Luca -, l’idea di un protocollo, la costituzione di un tavolo di confronto tra le parti e con le istituzioni per accompagnare il cambiamento, con ammortizzatori sociali, formazione, riconoscimenti professionali. E dall’altra, manca l’individuazione di un sostegno alle imprese per sviluppare una tecnologia che sia anche nostra, anche italiana. Infine, c’è il tema della redistribuzione della ricchezza: si rischia di generare profitto solo per pochi, per le grandi imprese e le multinazionali, lasciando indietro i lavoratori”.