Quale futuro per le acciaierie di Terni? Se i tavoli ministeriali avessero un titolo, questo sarebbe certamente quello dell'incontro in programma oggi, 13 febbraio, alle ore 13.30, al ministero dello Sviluppo economico. Perché il destino di Ast, la più grande azienda di acciai speciali italiana e di gran lunga il primo presidio industriale dell'Umbria, non è mai stato così incerto.

Dopo la scadenza, lo scorso 4 dicembre, dell'accordo raggiunto nel 2014 (vi ricordate le manganellate in piazza a Roma?) la multinazionale tedesca ThyssenKrupp ha infatti mandato segnali fortemente preoccupanti e presentato un piano industriale che sostanzialmente apre ad un ridimensionamento del sito siderurgico: alla fine del 2020 gli occupati dovranno scendere a 2.300 (attualmente sono circa 2.400), mentre l’acciaio fuso si attesterà a 940 mila tonnellate (dall'attuale milione).

“La proprietà di Ast sta mettendo in campo scelte precise che vanno, a nostro avviso, verso un indebolimento del sito siderurgico – dicono i rappresentanti della Rsu di viale Brin -. La stessa gestione della fermata di febbraio è testimonianza da un lato dei problemi di ordinativi che ci sono e dall’altro di una volontà precisa di scaricare sui lavoratori questa situazione, facendo pagare ai soliti noti le criticità gestionali aziendali”.

Secondo la Rsu, oltre alle difficoltà esterne, non c'è chiarezza sulla strategia commerciale, sulle prospettive, sul portafoglio ordini dei mesi futuri, sull’utilizzo impianti e sull’organizzazione del lavoro. “Ma mix produttivo, manutenzioni, attività lavorative e via dicendo – insistono i rappresentanti dei lavoratori di Ast - non possono essere un optional per un’azienda complessa come Acciai Speciali Terni”.

A fronte di questa situazione è evidente che le aspettative sull'incontro di oggi con il governo e l'azienda sono alte. Non a caso i sindacati dei metalmeccanici a livello nazionale hanno chiesto la partecipazione del ministro del Lavoro Luigi Di Maio: “La presenza del vicepremier sarebbe un segnale importante – dice a Rassegna Claudio Cipolla, segretario generale della Fiom Cgil di Terni –. Ma in ogni caso, quello che pretendiamo è che a partire da oggi si faccia chiarezza sul futuro del sito, perché l'accordo del 2014 ha garantito finora impegni chiari su occupazione, produzione e investimenti, mentre ora siamo in mare aperto, e l'azienda ha preso una strada che non ci piace per nulla”.

Cipolla parla di “evidente confusione rispetto alle strategie future”. “A parole si dice che si vuole prorogare l'accordo, ma nei fatti siamo di fronte ad una strategia diversa, che sta indebolendo il sito, come la gestione di questi primi mesi del 2019 dimostra chiaramente: cassa integrazione aperta, mancanza di chiarezza sulle strategie commerciali, grande incertezza sul sistema degli appalti e sulle questioni ambientali”.

All'orizzonte pesa sempre la situazione societaria di Thyssen, che l'estate scorsa aveva annunciato la vendita di Ast, per poi fare marcia indietro pochi mesi dopo e dichiararne la “strategicità” per il gruppo. Probabilmente, per fare finalmente chiarezza sulle intenzioni della multinazionale bisognerà aspettare gennaio 2020, quando le due divisioni di Thyssen (Materials, di cui fa parte Ast, e Industrial) dovrebbero rinnovare i rispettivi consigli di sorveglianza: “Sia che si decida di tornare a produrre acciaio, sia che invece si arrivi alla vendita, sarà fondamentale presentarsi a quell'appuntamento con una fabbrica in salute – chiosa Cipolla –.Ecco perché abbiamo chiesto al governo di avere impegni chiari e certi da Thyssen, impegni che ci auguriamo possano arrivare già nel tavolo di oggi al Mise”.