La Fisac Cgil si accinge ad approvare la piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari, scaduto lo scorso 22 dicembre. Una piattaforma unitaria di tutte e cinque le sigle sindacali, come ci spiega la segretaria generale della Fisac Susy Esposito, con l’aggiornamento in termini normativi di tutto il contratto e l'inserimento delle regole di governo della transizione digitale, oltre ai capitoli di tutele, salari e orario di lavoro. 

“Dobbiamo andare a recuperare il potere d’acquisto anche oltre i dati inflattivi – spiega Esposito - e, nel contempo, affrontare una serie di problemi: la richiesta di riduzione dell’orario a parità di retribuzione, la necessità di governare i processi di digitalizzazione in atto (con la questione degli inquadramenti e tutte le ricadute sull’organizzazione del lavoro in fase di cambiamento) e i carichi di lavoro. C’è poi la partita dei premi e degli incentivi per i quali si applicano algoritmi che noi vogliamo capire come vengono determinati”.

Sul fronte dell’orario di lavoro, il sindacato dei bancari della Cgil punta alle 35 ore: “È un settore in cui le 36 ore sono già previste da 20 anni – dice la segretaria generale -, quindi, considerata anche l’ampia produttività del settore e la pratica del lavoro agile, ci sembra venuto il momento” di fare la richiesta di riduzione di un’ora. 

Non avulsa dal tema del rinnovo del contratto nazionale è poi la ‘desertificazione bancaria’ denunciata dal recente report dell’Ufficio studi della Fisac su dati di Bankitalia. Dal documento emerge che ogni giorno in Italia poco meno di due sportelli bancari chiudono definitivamente i battenti e con essi oltre 15 dipendenti spariscono. Una tendenza negativa che registra meno sportelli, meno servizi per famiglie e imprese, meno dipendenti. Un fenomeno che colpisce prevalentemente il Mezzogiorno, ma anche le aree interne del Paese, se si pensa che “ci sono paesi in Toscana dove bisogna fare 30 chilometri per trovare un bancomat”. 

Per Esposito “il settore bancario sta vivendo una situazione estremamente preoccupante. I maggiori gruppi proseguono, tra digitalizzazione e piani industriali, nell’operazione di desertificazione bancaria e occupazionale. Una tendenza ancora più grave perché incide in aree del Paese caratterizzate da Comuni di minori dimensioni e dove un tessuto finanziario solido è funzionale allo sviluppo economico e al contrasto all’illegalità”.

La segretaria generale ricorda che la categoria ha destinato una dotazione particolare affinché “i lavoratori del Sud rimangano al Sud, perché mandarli al Nord, come accade, costituisce un problema. E non va dimenticato l’articolo 47 della Costituzione che prevede un coordinamento delle politiche creditizie: c’è bisogno di un governo politico che richiami le banche alla coerenza affinché si facciano carico, in quanto sistema, anche della desertificazione”. 

C’è quindi un pezzo d’Italia che non ha servizi bancari e sono le aree spesso mal coperte dalla rete internet e popolate da persone non più giovani. “La media europea della popolazione che usa internet – prosegue Esposito - è dell’87%, quella italiana dell’80%, ma poi chi utilizza la rete non è detto che lo faccia per le operazioni bancarie, e infatti i fruitori di internet banking sono solamente il 45% degli italiani e si tratta soprattutto di uomini con elevato titolo di studio tra i 35 e i 44 anni”. Per la Fisac il tema non è non approfittare dell’opportunità che dà la digitalizzazione, ma “fare un’operazione diversa a seconda dei territori, se si vuole davvero aiutare lo sviluppo. In caso diverso ci sarà sempre più un accentramento nelle aree metropolitane del Nord”.

Inoltre, “l’espulsione di forza lavoro sui territori non sufficientemente reintegrata, la concentrazione sulle sedi centrali del Nord del personale a maggior qualificazione e la rarefazione di punti di riferimento per l’erogazione del credito rischiano anche d'incidere sull’esito dei progetti legati al Pnrr. Per queste ragioni – conclude la segretaria generale -, insieme al rinnovo del contratto Abi, la Fisac sostiene che occorre prestare attenzione a queste criticità e invertire la tendenza”.