Fino al 10 febbraio una donna in Italia ha lavorato gratis. Da oggi inizia a guadagnare, come fa un collega maschio dall'inizio dell'anno. Un dato clamoroso, che emerge dall'Osservatorio JobPricing.

Si tratta di una ricerca che ha indagato le differenze salariali in base al genere: nello specifico, spiega il testo, nel 2021 il pay gap calcolato sulla retribuzione annua lorda nel settore privato è stato dell'11,2% (3.500 euro) e si sale al 12,2% (3.800 euro) comprendendo la parte variabile. Questo vuol dire appunto che esiste una differenza di circa un mese e mezzo di retribuzioni, una "vera e propria ingiustizia sociale", come la definisce lo studio.

Divario amplato

Continuando a scorrere i dati, si scopre che il gap si è ampliato nell'ultimo anno dello 0,9%. Le donne sono in media più istruite a tutti i livelli (59,4% di laureate sul totale), hanno rendimenti scolastici superiori (il 43% delle ragazze ottiene un voto d’esame superiore o uguale a 8, rispetto al 31,7% dei ragazzi) e abbandonano meno gli studi (10,5% delle ragazze contro il 14,8% dei ragazzi). Eppure all'interno delle aziende guadagnano meno.

Bisogna fare qualcosa

A commentare l'indagine è Lara Ghiglione, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale: "Proprio per questa ragione - spiega - nella nostra piattaforma di genere BelleCiao, che presenteremo il 3 marzo all'assemblea nazionale delle donne, abbiamo inserito proposte concrete per superare il divario esistente, a partire da come agiamo la contrattazione nei luoghi di lavoro".

È necessario valorizzare la professionalità delle lavoratrici, a suo avviso: "Bisogna intervenire sulla costruzione degli indici per la produttività escludendo eventuali fattori discriminanti, legati esclusivamente alla presenza fisica sul luogo di lavoro, che penalizza le donne a causa dell'ancora inadeguata condivisione del lavoro di cura e della carenza di servizi pubblici. Ma occorre anche valorizzare modelli organizzativi che incentivino percorsi di carriera per le donne. È necessario agire la contrattazione ma anche cambiare la cultura del nostro Paese - aggiunge -, ancora troppo discriminante per le donne".

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