“Quella di oggi e quella del 16 dicembre sono la stessa protesta”. Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil con delega ai settori della conoscenza, non ha dubbi: “Con questa giornata di mobilitazione la scuola dà un grande segnale al paese, come lo ha dato e continua a darlo nel garantire il diritto allo studio in questi difficili mesi di pandemia”.

Perché questa Finanziaria non va bene neanche per il mondo della scuola?
Ci sono motivi di forte insoddisfazione che riguardano sia temi specifici della categoria, sia temi più generali che incidono pesantemente anche su di loro.

Cominciamo dai primi...
Iniziamo a dire che mancano le risorse per il rinnovo del contratto. Era un impegno assunto col Patto per l’istruzione siglato la scorsa primavera in cui si parlava di efficaci politiche salariali per dare una risposta a docenti, personale Ata, dirigenti. Poco è stato fatto e ricordo che quel Patto è stato sottoscritto non dal ministero, ma dal governo. Il che rende il tutto ancora più grave, se possibile.

La pandemia non è finita. Almeno per l’emergenza che continua a persistere nelle scuole è stato fatto qualcosa?
Anche qui note dolenti. Prendiamo l’organico covid, necessario per garantire distanziamento, sdoppiamento della classi, sanificazione e pulizia. Ebbene, nella manovra ci sono risorse per prolungare solo i contratti dei docenti. Il personale Ata è rimasto fuori. Queste risorse vanno trovate, ne va della sicurezza delle ragazze e dei ragazzi. Poi ci sono altre questioni, apparentemente burocratiche, ma importantissime.

Per esempio?
Abbiamo tanti assistenti amministrativi che svolgono le funzioni di dirigenti amministrativi da anni. Una situazione intollerabile che va sanata. Così come l’assurdo vincolo quinquennale nella sede per i neoimmessi in ruolo. Si tratta di un vero e proprio giogo immotivato. 

C’è un problema di risorse in questi casi?
No, questi sono interventi a costo zero. Talvolta si ha l’impressione che davvero non si comprendano le necessità della scuola.

Prima dicevi che, oltre a quelli specifici, ci sono temi generali della manovra che impattano fortemente anche su questa categoria di lavoratrici e lavoratori.
Sì, a partire dall’accordo sulla riforma fiscale trovato nel governo. La stragrande maggioranza del personale della scuola sta in quella platea al di sotto dei 35.000 euro di reddito che avrà pochissimo con questo intervento. Questa è la realtà, al di là delle fake news che imperversano sui media.

E per quanto riguarda l’altro tema forte dello sciopero generale, quello delle pensioni?
Anche in questo caso c’è bisogno di una riforma della legge Fornero e chiediamo che sia consentita alle persone un’uscita flessibile. È evidente come tutto questo riguardi anche il mondo della scuola.

Infine la precarietà: ci sono ancora troppi precari in classe e l’Europa continua a bacchettarci...
Pure in questo caso dal governo arrivano risposte inadeguate. Ma, mi chiedo, quale futuro può avere un paese che mette sulle spalle di lavoratrici e lavoratori precari servizi essenziali come istruzione e anche sanità?