C’è un’Italia che lavora, eppure non ce la fa. Un’Italia che fa la fila alla Caritas pur avendo due redditi in casa. Un’Italia che rinuncia a curarsi, che vive il mutuo come un incubo e l’auto come un lusso. È l’Italia descritta dall’ultima indagine dell’Istat, dalla Caritas Ambrosiana e confermata dai numeri del sondaggio condotto da Alessandra Ghisleri per Only Numbers: quattro italiani su dieci si sentono più poveri rispetto a un anno fa.

Povertà fa rima con sanità

La nuova povertà ha smesso di essere un fenomeno marginale. Colpisce sempre più spesso il ceto medio, famiglie fino a ieri “normali”, che riuscivano a far studiare i figli, a permettersi una visita specialistica o qualche giorno di vacanza. Ora basta una spesa imprevista, un lutto, una bolletta straordinaria, per farle scivolare nell’indigenza. E quando si rinuncia a curarsi non è per mancanza di consapevolezza, ma per l’impossibilità concreta di affrontare il costo di una visita.

Potere d’acquisto in picchiata

L’indagine rivela una perdita secca del potere d’acquisto tra il 2019 e il 2024: –10,5%. Le retribuzioni effettive sono cresciute meno dell’inflazione, e l’Italia ha registrato un calo dei salari reali tra i più alti del G20. Un dato che da solo basterebbe a raccontare la frustrazione e la sfiducia che oggi serpeggiano nel Paese. A questo si aggiungono le tasse (che gravano sul 53,5% degli intervistati), il costo della casa (42,9%) e l’auto, diventata una necessità insostenibile per il 32,6% delle famiglie.

L’insicurezza di arrivare alla fine del mese

Ma c’è anche una miseria più sottile, meno misurabile, che riguarda la percezione. L’insicurezza. Il timore del domani. La convinzione, diffusa nel 62,6% degli italiani, che il governo non abbia fatto abbastanza per aiutare le famiglie ad affrontare il caro vita. E la delusione, trasversale, investe tanto chi vota a destra quanto chi si dichiara di sinistra. La politica viene percepita come distante, inadeguata, incapace di dare risposte al disagio crescente.

Caritas: “Una fragilità sociale”

Il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti insiste su un concetto chiave: la fragilità non è solo economica, è anche sociale e urbana. Le periferie si svuotano di giorno e si riempiono di sera, i trasporti non reggono, le scuole arrancano. Una visione integrata, capace di tenere insieme welfare, casa, salute e mobilità, è ancora tutta da costruire.

Intanto, mentre si discute di crescita, produttività e competitività, milioni di italiani si arrangiano. Le famiglie riscoprono la spesa al banco della solidarietà per risparmiare qualche euro. Rinunciano a ferie, vestiti nuovi, e in molti casi anche alla dignità. La povertà non è più un’eccezione. È il paesaggio quotidiano che attraversa il Paese, da Nord a Sud.

Cgil: “Si è poveri pur lavorando”

Una condizione che la Cgil conosce bene e va denunciando da tempo, specie per alcune fasce sociali. “La condizione giovanile si caratterizza per l’alta precarietà dei rapporti di lavoro – ha sottolineato recentemente il segretario generale Maurizio Landini – più di un terzo dei giovani con meno di 35 anni e quasi un quarto delle donne hanno un contratto a termine e/o un part-time involontario. Registriamo il tasso di occupazione più basso dell’Europa a 27”.

Per non parlare della povertà assoluta che si conferma un fenomeno strutturale, coinvolge 5,7 milioni di persone e continua a diffondersi anche tra chi lavora con un aumento delle persone i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato.