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Il decreto sicurezza diventa legge. Il provvedimento, su cui il Governo Meloni ha posto il voto di fiducia, ottiene il via libera in Senato con 109 sì e 69 no. È una delle norme più contestate degli ultimi anni, che reprime il dissenso e criminalizza ogni forma di opposizione, a partire dalle mobilitazioni sindacali: da oggi l’Italia è meno democratica.
Negli ultimi tempi è andata in scena una lunga battaglia contro il decreto sicurezza, portata avanti da organizzazioni, associazioni e sindacati, con la Cgil in prima linea. Anche l’approvazione a Palazzo Madama c’è stata tra le proteste delle opposizioni, che si sono posizionati fuori dai banchi con le spalle alla maggioranza, seduti a terra con le braccia alzate.
Cgil: da oggi Italia meno libera, la mobilitazione continua
“Da oggi l’Italia sarà un Paese meno libero. Il decreto sicurezza approvato dal Senato è una ferita alla Costituzione, una norma punitiva che risponde con la forza e l’intimidazione a chi chiede giustizia sociale, lavoro, diritti. Continueremo a contrastarlo con tutti gli strumenti democratici a disposizione: ricorsi giuridici, campagne di sensibilizzazione, iniziative nei territori e nuove mobilitazioni già in programma per le prossime settimane”. Lo dichiara la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione.
La Cgil, ricorda, “si è opposta fermamente ad un provvedimento che invece di garantire maggiore sicurezza e coesione sociale, restringe gli spazi di libertà, reprime il dissenso, colpisce chi manifesta pacificamente, introduce nuovi reati e criminalizza la marginalità. Da domani – sottolinea – gli operai di una fabbrica che protestano contro i licenziamenti o per i loro diritti, rischiano di essere arrestati”.
Inoltre, per Ghiglione “quanto avvenuto in Aula, con frasi gravissime rivolte all’opposizione e la richiesta di fiducia per zittire ogni confronto, è il segno di un Governo che teme il dissenso e risponde con l’arroganza, e rappresenta un passaggio grave per la democrazia e per i diritti del Paese”.
“Se pensano di farci paura, si sbagliano: non ci fermeremo. Dopo la straordinaria partecipazione di decine di migliaia di persone alla manifestazione del 31 maggio – annuncia la segretaria confederale – continueremo a mobilitarci nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nelle scuole, ovunque ci sia bisogno di difendere la libertà, la democrazia e i diritti delle persone. Insieme a un’ampia rete di associazioni, movimenti, giuristi e cittadine e cittadini continueremo a far sentire la nostra voce in tutto il Paese, non ci piegheremo all’idea che chi manifesta, chi sciopera, chi dissente debba essere trattato come un criminale”.
“Oggi c’è una maggioranza nel Paese che è contro le scelte di questo Governo, una maggioranza fatta dalle persone che lavorano e che chiedono un cambiamento reale. Il prossimo 8 e 9 giugno – conclude Ghiglione – sarà un momento decisivo: invitiamo tutte e tutti a partecipare al voto e a votare Sì ai referendum promossi dalla Cgil. Per dire no alla precarietà, alla criminalizzazione del dissenso e allo svuotamento dei diritti nel lavoro. Per dire sì alla democrazia, alla dignità e alla giustizia sociale”.