Sono oltre 800 mila quelli che ancora aspettano la cassa integrazione. Ne avrebbero tutto il diritto e il governo a questo strumento aveva dato una causale covid proprio per sostenerli. Per aiutare chi, in seguito alla pandemia, è dovuto restare a casa e ha subito gli effetti negativi dovuti al rallentamento della produzione o alla chiusura dei negozi. Eppure, a leggere anche gli ultimi dati dell’Inps, centinaia di migliaia di lavoratori che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, sono rimasti ancora a bocca asciutta. Collettiva lo ha denunciato più volte. Torna oggi a farlo con le parole di Claudio Stacchini, segretario della Cgil del Piemonte. E con le cifre della regione, che sono eloquenti. 94.325 le aziende che hanno chiesto l’ammortizzatore, 845 mila i lavoratori coinvolti. A ricevere l’anticipo sono stati 623 mila. I lavoratori con pagamento diretto sono 222 mila: di questi, 75 mila sono ancora a bocca asciutta. Fino alla scorsa settimana erano più del doppio.

“Il 21 giugno – ci ha detto Claudio Stacchini – dovrebbero essere pagati tutti gli assegni. Questo significa che in tutto ci avranno messo quattro mesi, considerando che la data di partenza è stata quella del 23 febbraio. Tra chi è ancora in attesa, il 40 per cento deve ricevere il Fis, il 45 per cento la cassa in deroga. Una cosa inaccettabile – dice nel video il dirigente sindacale – il sistema complessivo ha dimostrato la sua inadeguatezza e impreparazione di fronte al volume e alla contemporaneità delle richieste. Serve un ammortizzatore più semplice, adattabile alle diverse situazioni e di facile accesso, non come oggi dove se ne inventano di nuovi che si aggiungono a quelli già esistenti, complicando le procedure”.