"Ci chiediamo se la senatrice Taverna sia riuscita a contare quanti lavoratori, quanti pensionati e quanti giovani sono scesi in piazza lo scorso 9 febbraio: noi non ci siamo riusciti, tanti erano. E nessuno di loro, nessuno di Cgil, Cisl, Uil era lì per protestare contro il reddito di cittadinanza, ma per esprimere le nostre critiche sulla manovra e chiedere che, oltre all'assistenza per i più poveri, ci siano lavoro, investimenti e sviluppo per tutto il Paese". Così in una nota Cgil, Cisl e Uil replicano a Paola Taverna (M5S) che nel suo intervento sul decretone aveva attaccato i sindacati sostenendo che "è finita anche per voi, vi siete arroccati sulle vostre prerogative, dimenticando che dovevate rappresentare i più deboli e non i più forti".

"Noi - ribattono Cgil, Cisl e Uil - non ci siamo arroccati su nessuna delle nostre presunte prerogative, come peraltro dimostrano i 12 milioni di iscritti alle tre confederazioni, ma siamo sempre stati pronti al dialogo, su qualunque argomento, per correggere ciò che non funziona e per migliorare ciò che è migliorabile. Ed è per questo che chi era in piazza ha chiesto e chiede una vera trattativa con il Governo".

"Se il 9 febbraio la senatrice Taverna fosse uscita dal Palazzo e avesse parlato con quella gente, molti dei quali hanno votato per le forze che compongono l'attuale Governo, avrebbe potuto cogliere le aspettative di vero cambiamento alle quali Cgil, Cisl, Uil stanno semplicemente cercando di dare voce - insistono i sindacati confederali - La senatrice Taverna piuttosto che dispensare minacce nei confronti del sindacato, farebbe bene a venire in piazza il prossimo 15 marzo alla manifestazione nazionale degli edili, spingendo il presidente del Consiglio ad aprire un confronto serio con il sindacato, cosa che finora non è ancora avvenuta", concludono.