Il Parlamento europeo ha approvato il 12 marzo la direttiva europea Case green (o, più tecnicamente, Energy performance of building directive, Epbd). Dopo un anno di trattative, la Plenaria ha chiuso il percorso del provvedimento, che ora dovrà ricevere l’approvazione formale del Consiglio e poi andrà in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore. La direttiva prevede un piano di ristrutturazioni per gli edifici residenziali, a partire da quelli meno performanti, lo stop agli incentivi per le caldaie alimentate solo a metano e più peso ai sistemi ibridi, oltre a regole più stringenti per edifici nuovi e installazione di impianti solari.

“È una notizia positiva, ora però dobbiamo attrezzarci come sistema-paese in termini industriali, normativi e finanziari, per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e ammodernamento del patrimonio pubblico e privato e per avere lavoratori professionalizzati, imprese qualificate e produttori nazionali di materiali e tecnologie”. È il commento di Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, che continua: “Il Governo apra subito un confronto con le forze sociali e i professionisti del settore per preparare il Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici da presentare all’Unione europea già a fine 2025”.

“La filiera delle costruzioni e delle attività immobiliari rappresenta oggi oltre il 20% del Pil e dà lavoro tra diretti ed indiretti ad oltre 2 milioni di persone - prosegue il leader Fillea -, dobbiamo prepararci per tempo per evitare contraccolpi e massimizzare i benefici sociali, ambientali ed economici che la direttiva indica. Se traduciamo infatti la direttiva in numeri con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, questo vuol dire che entro il 2030 le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico. In Italia, stiamo parlando di riqualificare in pochi anni oltre 500mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Senza contare le nuove costruzioni”.

“Il 2025 è domani e il 2030 è praticamente dopodomani, non abbiamo un minuto da perdere” Per Genovesi, bisogna “procedere immediatamente ad un riordino degli strumenti finanziari e dei vari bonus per facilitare gli investimenti in efficienza energetica, agendo tutte le leve a nostra disposizione: intervento pubblico diretto per case popolari, scuole, ospedali, incentivi e trasferimenti economici fino al 100% per i condomini di periferia e i redditi più bassi, generalizzare i mutui verdi e i contratti di cessione del risparmio energetico, con strumenti selettivi facili e alla portata di tutti, concentrando tutte le risorse, nazionali e comunitarie, esclusivamente sulle prime case con le classi energetiche più basse e con risultati verificabili”.

“Quindi dobbiamo attrezzarci per avere le professionalità necessarie al cambio di paradigma produttivo, per evitare lavori fatti male e lavoratori sfruttati. Dobbiamo ora pensare a come rafforzare le filiere industriali che producono i vari sistemi tecnologi per l’edilizia, dai panelli solari alle nuove caldaie, dai nuovi materiali alla sensoristica, dalle nuove resine alle leghe metalliche. Imparando anche dal passato avendo obiettivi di medio termine da qui al 2030 e poi 2033 e 2035, dobbiamo evitare sin da ora da un lato speculazioni e rincari fuori controllo, di essere solo acquirenti di tecnologie prodotte altrove e dall’altro di ridurci all’ultimo momento con quella fretta e caos che poi nei cantieri producono infortuni, fenomeni di sfruttamento, irregolarità".

Infine, "come indica la stessa Direttiva europea, dobbiamo attrezzarci per rendere omogenee e semplici le varie pratiche e interventi amministrativi, avere all’ingresso meccanismi di qualificazione delle imprese e degli operatori, fornire anche tramite gli specifici sportelli pubblici tutte le informazioni fondamentali a cittadini ed imprese, chiamare le principali aziende energetiche e le banche a fare la propria parte. In conclusione è il momento della programmazione, è il momento di fare della lotta ai cambiamenti climatici e per l’efficienza energetica, il driver principale della politica industriale del Paese” conclude Genovesi.