Il risultato è, purtroppo, netto: con 110 voti a favore, 64 contrari e 30 astenuti l’Aula di Palazzo Madama ha approvato il Disegno di Legge Calderoli che ora passa all’esame della Camera. Ci son voluti un po’ più dei tre giorni previsti dal ministro, ma in ogni caso l’iter è stato rapidissimo impedendo di fatto confronto e discussione. Ma ormai è cosa nota, questa maggioranza ha una strana idea del Parlamento, in sostanza deve solo ratificare ciò che Meloni e i suoi vogliono.

Ma hanno fatto male i conti. I cittadini che hanno a cuore la Costituzione e la democrazia non ci stanno e lo afferma con forza il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Non da soli, ma insieme a tutti coloro che si sono battuti fin dall'inizio contro questa scelta sbagliata e controproducente, opporremo con tutti gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, per impedire che il governo spacchi il Paese e ne comprometta il futuro”.

Giudizio netto

Da mesi, la Confederazione di Corso di Italia si è schierata con quanti ritengono che il progetto leghista sposato dalla Meloni sia contro la Carta costituzionale che afferma come la “Repubblica sia unica e indivisibile” e la sua approvazione definitiva comporterebbe la frantumazione di un paese già frantumato. Per Landini: “Il danno sarà prodotto all'intero Paese: aumenteranno i divari tra Nord e Sud; alla competizione sociale si aggiungerà quella territoriale; cresceranno ulteriormente le diseguaglianze, verrà meno la stessa possibilità di una politica industriale e di coesione nazionale”.

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La sordità del governo

Da quando si è insediata a Palazzo Chigi scambiando il governo del Paese con la presa del potere, Giorgia Meloni ritiene il confronto e il dialogo due arnesi del passato. Sostiene il segretario generale commentando l’esito della votazione in Senato: “La maggioranza - nonostante il parere contrario di molte organizzazioni sindacali, delle opposizioni, di numerosi costituzionalisti, di tante associazioni e realtà vive della società civile - ha approvato il Ddl Calderoli in prima lettura al Senato, confermando l'indisponibilità all'ascolto anche su decisioni che riguardano non solo l’architettura istituzionale ma il nostro modello sociale e di sviluppo”.

Colpiti lavoratori e pensionati

Proprio mentre senatori e senatrici votavano il DdL sull’Autonomia Differenziata veniva siglato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Nella malaugurata ipotesi che quel testo divenisse legge si potrebbe arrivare alla firma delle singole regioni in calce ai contratti di medici, infermieri e professori. Dice ancora il dirigente sindacale: “Si tratta di un provvedimento che non porterà nulla di buono ai lavoratori e ai pensionati che rappresentiamo, a partire dalla messa in discussione del contratto nazionale di lavoro e dal definanziamento dello stato sociale”.

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Diritti alla carte regionale

La definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni è solo una vaga promessa che, se mai arriverà, non dovrà comportare oneri aggiuntivi per lo Stato. Salute, istruzione, mobilità insomma quelli che la Costituzione definisce diritti di cittadinanza, non saranno più uguali per tutti e tutte. Landini infatti spiega: “È questa la naturale conseguenza, da una parte del cosiddetto residuo fiscale che le Regioni più ricche potranno trattenere per sé, dall'altra della frammentazione delle politiche pubbliche su materie di straordinaria rilevanza strategica come ambiente, energia, infrastrutture, ricerca e molte altre ancora”.

E ancora: “Pensare che sfide cruciali come la conversione ecologica del nostro sistema produttivo e la transizione digitale possano essere affrontate con scelte diverse per ciascuna Regione vuol dire non avere la consapevolezza della fase storica che stiamo attraversando. Per non parlare della regionalizzazione della scuola, che tra tutti i difetti di questo Disegno di legge rappresenta, a nostro avviso, il più pericoloso per l'unità e l'identità culturale dell'Italia”.