Il 29 ottobre del 1949 la celere apre il fuoco sui contadini di Melissa che avevano occupato il fondo detto Fragalà di proprietà del possidente del luogo, il barone Luigi Berlingeri. Tre persone rimangono uccise: Francesco Nigro, di 29 anni, Giovanni Zito, di 15 anni, e Angelina Mauro, di 23 anni, che morirà più tardi per le ferite riportate e che avrebbe dovuto sposarsi qualche giorno dopo. Molti saranno i feriti, anche gravi.

La notizia dell’eccidio si diffonde rapidamente e la Cgil proclama lo sciopero generale. L’Avanti! e l’Unità danno per primi la notizia facendo i nomi dei responsabili, anche la stampa internazionale registra l’avvenimento.

I funerali

La mattina del 2 novembre si svolgono solennemente i funerali di due delle vittime, sebbene i loro cadaveri si fossero dovuti seppellire il giorno dopo l’eccidio per lo stato in cui erano stati ridotti.

Ai funerali partecipano alcuni parlamentari dell’opposizione, numerosissime rappresentanze dei contadini della zona, gli operai della Montecatini e della Tertusola, tutti gli abitanti di Melissa. Mancava il prete, al quale il vescovo aveva negato l’autorizzazione per i funerali religiosi.

“Il corteo - racconterà l’onorevole Cacciatore - percorse le strade di Melissa, si snodò attraverso i viottoli in una teoria lunga e triste. Le donne procedevano tutte insieme, vestite a lutto, silenziose. Mai ho visto una popolazione in preda a un dolore così profondo. Lungo il cammino fino al cimitero si univano al corteo altri gruppi di uomini e donne. Queste ultime gridavano: – Vogliamo vendetta. – E gli uomini correggevano: – Vogliamo giustizia. – L’aspetto più doloroso di quel corteo lo davano i bambini con i loro piccoli volti pallidi, emaciati, con i ventri gonfi, con i segni della denutrizione. Giunti al cimitero, deposti i fiori sulle tombe, commemorati i morti, i contadini vollero recarsi nella tenuta Fragalà, sul posto dell’eccidio. Due ore di cammino lungo viottoli e mulattiere, e vedemmo con i nostri occhi la terra contesa, ormai consacrata al lavoro dei braccianti dal loro sangue”.

Melissa nell'immaginario collettivo

Melissa diventerà negli anni meta di molti intellettuali.  Anche Ernesto Treccani, affascinato “dalle sue aride argille ineguali” vi soggiornerà più volte tra il 1950 e il 1960.

“Devo l’ispirazione più profonda al mio lavoro di pittore alla consuetudine di vita dei contadini della Calabria in particolare e di quel piccolo paese dell’antico marchesato di Crotone che ha il nome Melissa. In questo paese, voi ricordate, sono ormai quasi vent’anni, caddero sul feudo di Fragalà due contadini poveri e una giovane donna, in quel grande movimento di occupazione delle terre incolte, guidato dal Partito comunista, dal Partito socialista, dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori”, dirà nel 1973.

Il fatto è ricordato, tra gli altri, anche da Lucio Dalla in una strofa del brano Passato, presente, quarta traccia dell’album Il giorno aveva cinque teste, che recita: “Il passato di tanti anni fa, alla fine del quarantanove, è il massacro del feudo Fragalà sulle terre del Barone Breviglieri. Tre braccianti stroncati col fuoco di moschetto in difesa della proprietà. Sono fatti di ieri”.

Sono fatti di ieri.