Il Def del governo è inadeguato a rispondere ai bisogni vere del Paese: mancano le risorse per i redditi di lavoro e pensione, non si affronta l'emergenza salariale. Tutta una serie di questioni resta senza risposta. Per questo la Cgil esprime giudizio negativo e conferma la mobilitazione a partire dalle prossime settimane (qui il testo dell'audizione). 

“Consapevoli delle difficoltà e delle variabili che rischiano di incidere negativamente su questa fase economica, riteniamo che il Def non sia adeguato alla fase che sta attraversando il Paese". Così la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, in audizione sul Documento di economia e finanza per il 2023, presso le Commissioni Bilancio di Senato e Camera.

Una politica restrittiva

In generale, ancora una volta viene scelta una politica di bilancio restrittiva, programmando il rapporto deficit/Pil al 2,5% nel 2026 e si programma un contributo negativo della spesa pubblica all'aumento del Pil di circa 44 miliardi, in termini reali nel biennio in corso. “Mancano quelle risposte strutturali per limitare i prezzi e sostenere i redditi da lavoro e pensione anche per via fiscale - spiega Fracassi -, interventi necessari per sostenere la coesione sociale”.

Male anche sul nodo degli investimenti: "Non rileviamo il sostegno di risorse nazionali aggiuntive al Piano di ripresa e resilienza e ai Fondi strutturali. Inoltre, non si aggrediscono extraprofitti e profitti, mentre troppa è l’attenzione dedicata ad evitare la spirale salari-prezzi e non a contrastare quella profitti-prezzi”.

Emergenza salari e redditi

Entrando nel dettaglio, la bocciatura della Cgil affronta sei questioni. La prima è l'emergenza salariale e di reddito. Qui viene annunciato un provvedimento di riduzione del cuneo fiscale per circa tre miliardi di euro nel mese di maggio. "È una richiesta della nostra organizzazione - spiega -, ma per essere efficace servono due condizioni: che si arrivi al 5% del cuneo sui redditi medi e bassi e che tali interventi siano strutturali e quindi finanziati con almeno 10 miliardi da collocare in legge di bilancio e accompagnati dal meccanismo di fiscal drag”.

“Per istruzione, sanità, non autosufficienza - poi - si programma una riduzione delle risorse disponibili in rapporto al Pil. Per il 2023 c’è una discesa delle risorse dello 0,3 nella sanità. Stessa fotografia per l’istruzione. Mentre per la non autosufficienza nonostante la legge delega approvata, non ci sono le risorse adeguate a sostenerla”.

Delega fiscale, così non va

C'è quindi il nodo della delega fiscale. Il testo si pone obiettivi "da noi non condivisi, di intervento sulle imposte personali, Iva e Ires. Invece di contrastare l'evasione si prosegue con misure che vanno nella direzione di nuovi condoni o addirittura di non punibilità penale dell’evasione”.

Arriviamo alla questione dei contratti pubblici. In estrema sintesi si prevedono i rinnovi senza le risorse per il biennio 2022-2024. "Altra questione - prosegue la Cgil - è l’impatto sulla crescita degli investimenti del Pnrr, stimata a fine 2026 di circa 3,6% punti di Pil, però questo impatto non determina una significativa riduzione dei livelli di disoccupazione e un aumento consistente dell’occupazione".

Male anche sulle pensioni

Infine il tema della previdenza. Così Fracassi: "Il superamento della cosiddetta legge Fornero è ulteriormente rimandato, e anche le piccole misure (quota 103, opzione donna), da confermare per il prossimo anno, non hanno copertura sufficiente”.

Davanti a tutto ciò il giudizio della Cgil è fortemente negativo. Conclude la vicesegretaria: "Ci mobiliteremo, già dalle prossime settimane, con manifestazioni a Bologna, Milano e Napoli”.

Il testo dell'audizione (pdf)