Una settimana di scioperi a livello regionale, dal 12 al 16 dicembre, con iniziative in tutti i territori. Non è una protesta “contro”, quella indetta dalla Cgil. È una protesta “per”. È una mobilitazione per una legge di Bilancio “più giusta per le persone, più utile per il Paese”, precisa la confederazione di corso d’Italia. Mentre è la manovra del governo Meloni ad essere “contro”. Perché è una Finanziaria contro il lavoro e sbagliata, e deve cambiare.

Riforme vere per il futuro del Paese

Il sindacato chiede riforme vere, ispirate dai criteri di solidarietà e giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali ed energetiche capaci di prospettare un futuro per il Paese, sulla trasformazione digitale e la riconversione verde, su uno stato sociale più forte e qualificato.

Affrontare l’emergenza salariale

In cima alle richieste della Cgil c’è l’esigenza di innalzare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35mila euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (cosiddetto recupero del drenaggio fiscale).

Salario minimo e diritti universali

Per il sindacato è fondamentale conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai contratti collettivi nazionali un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali. E occorre eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo.

Un fisco progressivo

Sul fronte del fisco, la ricetta della Cgil indica una riforma che rispetti il principio della progressività. E valuta come indispensabile una tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà.

Via la legge Fornero

Oltre a esigere la rivalutazione delle pensioni, risorse per il diritto all’istruzione e per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia, la Cgil chiede poi ad alta voce la cancellazione della legge Fornero. Bisogna invece introdurre l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

La flat tax: mannaia sul lavoro dipendente

Tutto questo se si vuole un Paese più giusto. Ma se il governo manterrà la manovra economica così come l’ha disegnata, farà capire che un Paese più giusto non è nel suo programma. Questa legge, infatti, osserva la Cgil in una nota, “proprio mentre l’inflazione sta mangiando il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni, premia gli evasori e, con la flat tax fino a 85mila euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo.

Premiati gli speculatori

Inoltre la Finanziaria “trasforma le tasse sugli extraprofitti frutto della speculazione sul caro energia in ‘contributo di solidarietà straordinario‘, e cambia platea e metodo di calcolo, riducendo gli 11 miliardi, attesi dalla tassazione di Draghi, a 2,6 miliardi”, osserva sempre la confederazione guidata da Maurizio Landini.

Dai voucher ai tagli: come colpire i più deboli

Così com’è congegnata, questa legge di Bilancio “aumenta la precarietà di giovani, donne, nel Mezzogiorno, allargando l’utilizzo dei voucher, che considerano il lavoro merce, senza diritti e senza tutele”. E nello stesso tempo “taglia le risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione; colpevolizza e colpisce i più poveri, andando verso l’abolizione del reddito di cittadinanza; non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico”.

Pensioni: al peggio non c’è fine

Ultimo boccone e capitolo amaro: il governo cambia il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione e “rende ancora più penalizzante e discriminante l'opzione donna”. La Cgil precisa lo scenario previdenziale: “Si peggiora la situazione attuale con quota 103 che prevede i due requisiti: 62 anni di età e 41 di contributi”.

I motivi per scioperare sono troppi, purtroppo. Bisognerà riempire le piazze e alzare la voce. 

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