La finanziaria del Governo Meloni è sbagliata. Il primo giudizio della segreteria confederale Cgil è senza appello: la bozza di legge di bilancio colpevolizza e colpisce i più poveri. Una manovra iniqua e ingiusta, che la Confederazione proverà con ogni mezzo a cambiare: “Nei prossimi giorni – si legge nel documento ufficiale – chiederemo un confronto con tutte le forze politiche e richiederemo a governo e Parlamento modifiche sostanziali. Valuteremo e proporremo a Cisl e Uil tutte le iniziative di mobilitazione necessarie”.

I punti chiave

Salari
Reddito di cittadinanza
Fisco, evasione e flat tax
Precarietà e voucher
Welfare
Previdenza
Industria

L’analisi della Cgil prende le mosse da una schietta lettura delle condizioni del Paese. “L’Italia e l’Europa vivono uno dei momenti più difficili della loro storia”, argomenta la segreteria confederale: “Proprio per questo, nell’incontro avuto nei giorni scorsi con il governo, abbiamo proposto che si avviassero anche con questa legge finanziaria riforme vere costruite con il mondo del lavoro ispirate dai criteri della solidarietà, della giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali capaci di prospettare un nuovo futuro per il Paese”.

Ma le misure contenute nell’attuale bozza della legge di bilancio (“in particolare quelle che non si limiteranno a prorogare i provvedimenti in vigore del Governo Draghi”, precisa la Cgil), nonché la strategia e la visione che le ispira, vanno “in una direzione diversa dei bisogni reali delle persone, delineando un arretramento del nostro Paese”.

La prima finanziaria del centro-destra, dunque, non risponde alle esigenze dell’Italia. “Accresce la precarietà anziché contrastarla, non riduce il divario di genere, premia gli evasori e, con la flat tax, aumenta l’iniquità del sistema fiscale”, spiega la Cgil. Una manovra che “non interviene strutturalmente sulla pandemia salariale che sta impoverendo tutte le persone che per vivere devono poter lavorare dignitosamente, e che riduce di fatto le risorse necessarie per sostenere la sanità, la scuola e il trasporto pubblico”.

Il cahier de doléances non si ferma qui: “La manovra non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali dei pubblici dipendenti, mortificando il ruolo del lavoro pubblico. Inoltre non modifica la legge Fornero e cambia senza alcun confronto preventivo il meccanismo d'indicizzazione delle pensioni in essere”. Per la Cgil sarebbe anche “il momento di unire e non di dividere le persone e i territori, come il governo vuol fare con l’autonomia differenziata. È il momento della responsabilità e della fraternità, non dell’incitamento a far da sé e ad arrangiarsi”. 

Salari

Il Governo Meloni proroga la decontribuzione fino a 35 mila euro già conquistata con il Governo Draghi. “Avevamo chiesto di portarla dal 2 al 5% (perché c’è almeno una mensilità da recuperare) e d’introdurre un meccanismo automatico d'indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (il cosiddetto “recupero del drenaggio fiscale”), di detassare gli aumenti previsti con i contratti nazionali e di assegnare loro, attraverso la via legislativa, un valore generale, sancendo così un salario minimo e diritti normativi per tutte le forme di lavoro”.

Reddito di cittadinanza

In Italia le persone in povertà assoluta sono cresciute oltre i cinque milioni. Malgrado questa situazione di totale emergenza, il governo “non trova di meglio, per far cassa, che annunciare il superamento del reddito di cittadinanza dal 2024, con una serie di inaccettabili penalizzazioni già nel 2023”.

Fisco, evasione e flat tax

“Le misure fiscali sono inique”, dice il gruppo dirigente Cgil: “La tassa piatta al 15% per i redditi da lavoro autonomo fino a 85 mila euro, indica chiaramente la volontà di smantellare la struttura progressiva del nostro sistema fiscale. Al tempo stesso, rafforza l’iniquità di una misura che vede lavoratori dipendenti e pensionati tassati il doppio di coloro che hanno redditi tre volte superiori”.

Altro grande tema è l’evasione fiscale. “Invece di dichiarare guerra all’evasione, assistiamo a ‘tregue’ che hanno l’unico scopo di favorire chi le tasse non le ha pagate: uno schiaffo in faccia ai milioni di contribuenti onesti di questo Paese”, illustra corso d’Italia, rimarcando anche che “si limitano a tassare solo al 35% gli extraprofitti (vuol dire che il 65% non viene redistribuito), mentre i salari e le pensioni continuano a essere tassati di più delle rendite finanziarie”.

Precarietà e voucher

La piaga della precarietà, che riguarda in particolare i giovani, le donne e il Mezzogiorno, viene “addirittura rafforzata, in settori particolarmente fragili, attraverso la reintroduzione dei voucher (qui le posizioni delle categorie Cgil Filcams e Flai), che rappresentano una vera e propria mercificazione del lavoro senza diritti e senza tutele, oltre a riproporre un modello che deprime l’economia”.

Welfare

La finanziaria 2023 sembra contenere un attacco allo stato sociale. “Non ci sono gli investimenti necessari per rafforzare la coesione sociale e contrastare le disuguaglianze, a partire dal sistema pubblico e dall’occupazione pubblica”, evidenzia la Cgil, sottolineando la “mancanza di risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità (che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia) e per il contrasto alla povertà assoluta, con la cancellazione di strumenti essenziali come il reddito di cittadinanza, in cambio di voucher e social card”.

Previdenza

Sono numerosi i danni che la finanziaria produrrà sulle pensioni: “Ci s’inventa un’ulteriore quota (stavolta siamo arrivati a quota 103), si peggiora l’Opzione donna, non si allarga l’Ape sociale e non si modifica in nulla la legge Fornero”. Sul tema la Cgil ritiene necessari “l’uscita flessibile a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e ‘povere’, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento della differenza di genere e l’uscita con 41 anni di contributi senza limiti di età”.

Nella nota della segreteria confederale, inoltre, si rimarca che “senza alcun confronto preventivo con le organizzazioni sindacali s’interviene sul meccanismo d'indicizzazione delle pensioni in essere (qui la posizione dello Spi Cgil), tagliando così la loro rivalutazione rispetto all’inflazione per destinare 3,5 miliardi così recuperati in favore del lavoro autonomo e per finanziare interventi che aumentano le disuguaglianze”.

Industria

La Cgil, in conclusione, osserva l’assenza in finanziaria di “temi sui quali la legge di bilancio dovrebbe confrontarsi: ad esempio le politiche industriali ed energetiche di un Paese (qui la posizione della Fiom Cgil) che rappresenta la seconda manifattura europea e che deve affrontare la trasformazione digitale e la riconversione verde”.