“È chiaro che a Bologna qualcosa nell’ingranaggio del sistema è sfuggita di mano. Noi eravamo in una fase in cui si procedeva con il piano vaccinale – è tuttora attivo il padiglione alla Fiera per accelerare la campagna – si pensava di contenere la terza ondata. In Emilia siamo la provincia con il più alto numero di insegnanti immunizzati. Ma non è bastato”. A dircelo è Maurizio Lunghi, segretario generale della camera del Lavoro cittadina, in un momento drammatico per il capoluogo dell’Emilia-Romagna. "In questo momento – ha detto il direttore generale dell'Ausl di Bologna, Paolo Bordon, nel corso di un'intervista all'emittente locale Etv – abbiamo molti casi di malattia in corso, circa 8.500 persone che sono seguite a domicilio, ma poco meno di mille sono nei nostri ospedali, che è un numero impressionante, mai visto prima, e quello che ci spaventa è la velocità di diffusione del contagio che è aumentata quasi del 50% rispetto a prima".

Il problema è proprio la rapidità con la quale il virus si è diffuso, a confermarlo è Lunghi. “Il sistema sanitario è in tilt. Negli ospedali sono ricoverati tantissimi under 40 che hanno bisogno di ossigeno, di ventilazione. La saturazione dei posti letto è dietro l’angolo e stanno iniziando i trasferimenti dei nuovi malati in altre province”.

Così Bologna e la sua area metropolitana sono diventate rapidamente zona rossa. Quando avete capito che la situazione si stava facendo pesante? “Nei vari tavoli attivati recentemente per discutere i protocolli sulla sicurezza. Abbiamo iniziato a capire che la situazione si stava evolvendo. L’elemento impazzito è stata questa variante che non si pensava potesse essere così aggressiva”.

Quali sono le priorità per i lavoratori? “Intanto, con la chiusura di tutte le scuole, compresi i nidi e le materne, c’è il problema delle ricadute sull’organizzazione delle famiglie. La gran parte delle attività lavorative sono in funzione e chi ha figli under 14 si ritrova nella situazione di dover conciliare la cura dei bambini con l’orario di lavoro. Qui stiamo cercando di intervenire, dove è possibile, con la contrattazione. In attesa di un eventuale decisione del governo su congedi straordinari. Di recente abbiamo chiuso un accordo importante alla GD, Gruppo Coesia, che prevede forme di congedo anticipato straordinario, con la speranza che un’intesa di questa portata tiri la volata alle altre trattative aperte”.

Poi c’è il problema della crisi. “Noi – ci risponde Maurizio Lunghi – pensiamo sia fondamentale che finché dura l’emergenza continuino a esserci tutti gli strumenti utilizzati per contenerla e migliorare il supporto al reddito. La situazione è peggio della prima ondata, è evidente che abbiamo ancora bisogno del blocco dei licenziamenti, degli ammortizzatori straordinari per covid, dei ristori che garantiscano la tenuta del tessuto economico, che rischia di pagare un prezzo altissimo. Mi riferisco ad aziende e lavoratori del turismo, dello spettacolo, della cultura e dello sport, che già erano alla canna del gas nei mesi scorsi. Noi contiamo su quello che può essere il risultato del confronto con il governo, augurandoci che arrivino strumenti di carattere generale. E intanto abbiamo recentemente stretto il patto con la città metropolitana per gestire questa fase complessa, considerando che non è detto che il 22 di marzo si possa uscire dalla zona rossa. Occorre – conclude il segretario generale della Cgil di Bologna – mantenere alta l’attenzione, presidiando soprattutto i luoghi di lavoro e applicando i protocolli e cercando di trovare risposte alle famiglie per gestire i bambini sotto i 14 anni”.