Questa mattina tavolo virtuale tesissimo sul destino – che appare segnato – dello stabilimento Whirlpool di Napoli. L’azienda ha annunciato lo stop alla produzione nello storico sito di via Argine già domani (sabato 31 ottobre), nulla di quanto detto dal governo sembra poter escludere questo esito. In collegamento tutti i sindacati, dal territorio ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil; per il governo, il premier Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano e la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessandra Todde. In corso di riunione si è poi collegata anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.

Già all’inizio della discussione è stato evidente che non ci sarebbero stati colpi di scena rispetto alla chiusura. Il ministro Patuanelli ha ripetuto gli intenti più volte manifestati dall’esecutivo: “Faremo di tutto per far rispettare l’accordo del 2018”, che prevedeva investimenti e futuro per la permanenza del gruppo a Napoli. 

Il premier Conte ha ribadito che “anche ieri abbiamo dato massima disponibilità al board americano di Whirlpool e proposto incentivi, decontribuzione al 30 per cento e garanzie. Ma il gruppo ha risposto che non riesce veramente a creare prospettiva per questo stabilimento nella competizione globale”. Una visione più volte contestata non soltanto dai sindacati, ma dai fatti, che raccontano come il sito di Napoli sia un’eccellenza di qualità e produttività. La decisione, evidentemente, è di altra natura: il pensiero dominante del board, riportato da Patuanelli, è che “non ci sono margini per continuare la produzione di lavatrici a Napoli”. Per il presidente Conte, è un "brutto segnale per il Paese se una multinazionale disattende un accordo. Il governo non può rimanere indifferente".

Durissima la reazione dei sindacati, che hanno indetto un’assemblea per le ore 13 e per sabato 31 hanno dato appuntamento a tutte le istituzioni e le forze della città per un’altra assemblea pubblica. “La chiusura di Napoli è ingiustificata e la rabbia dei lavoratori è altissima”, ha dichiarato al tavolo Francesca Re David, leader delle tute blu Cgil. "L'azienda ha presentato il piano industriale sulla base di un accordo che dopo cinque mesi non esiste più. La pretesa di Whirlpool di dire che il piano è comunque rispettato – ha detto rivolgendosi a Conte – ci fa ragionare sulla limpidezza dell'azienda nei confronti del sindacato, ma anche del governo. Whirlpool ha reso noto l'andamento di mercato: le vendite sono aumentate, come anche il fatturato. L'azienda è fortemente in salute. La chiusura di Napoli è ingiustificata da ogni punto di vista".

 

 

La vertenza Whirlpool preoccupa tutti gli stabilimenti, perché "c'è il rischio concreto di un disimpegno progressivo, come dimostra la costruzione di uno stabilimento in India, che ci fa intendere la presenza di una strategia complessiva, che parte appunto dalla chiusura di Napoli". Per Francesca Re David "l'azienda è totalmente inaffidabile. Consentire la chiusura di Napoli significa dare mano libera alla multinazionale nel nostro Paese. Napoli deve continuare a fare lavatrici per il significato complessivo che questo determina, su questo chiediamo un impegno forte del governo".

"Ancora non conosciamo le motivazioni che spingono Whirlpool a chiudere Napoli", ha aggiunto al tavolo Rosario Rappa, segretario generale della Fiom partenopea: "Ci sentiamo traditi, noi non molliamo, abbiamo assunto un patto con quei lavoratori. Non è vero che Whirlpool cesserà le produzioni di lavatrici, perché ci risulta che stanno costruendo uno stabilimento in India in cui andranno le linee produttive di Napoli".

Per Rappa il "governo non può limitarsi a dire che il board americano non è disponibile a trovare soluzioni. Non funziona che in campagna elettorale si fanno promesse che poi non vengono rispettate, mi riferisco ai ministri oggi presenti al tavolo. Il governo non può dirsi impotente. Chiediamo all'esecutivo di dire come pensa di far rispettare la sovranità nazionale. Il tavolo tecnico permanente non capiamo a cosa serva. Le lavoratrici e i lavoratori faranno tutto quello che è nelle loro possibilità". 

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha chiesto al governo di prendere una posizione precisa sulla continuità produttiva. "Non possiamo limitarci a prendere atto della decisione dell'azienda. La continuità produttiva è l'obiettivo che dobbiamo porci", ha argomentato il leader sindacale: "La chiusura di Napoli rappresenta un sopruso che non possiamo accettare. La nostra lotta continuerà per far cambiare idea alla multinazionale".