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Contro la manovra di bilancio la Cgil ha indetto per il 12 dicembre uno sciopero generale che è importante caratterizzare come mobilitazione contro la guerra e la corsa al riarmo. Occorre contrastare una narrazione molto diffusa sui mezzi di informazione, secondo cui l’Europa liberale fa bene ad armarsi fino ai denti perché costituisce l’unico baluardo in grado di contrastare l’avanzata delle autocrazie e la minaccia costituita dal riarmo russo-cinese. Ma è davvero così? Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, nel 2024 le spese belliche a livello mondiale sono state pari a oltre 2.700 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti nel 2024 hanno speso quasi il 37% del totale. L’Europa più del 16% della spesa globale. Cina e Russia spendono rispettivamente l’11,5% e il 5,5%.
In realtà, in Europa accade quello che avviene da tempo negli Stati Uniti, dove l’apparato militare-industriale, non sottostando ad alcun controllo, assume decisioni autonome, imposte al Congresso e ai cittadini, presentandole come politiche pubbliche di difesa e di salvaguardia. Oggi, infatti, la Ue e gli Stati membri impongono e adottano – fuori da qualsiasi dibattito democratico – il programma “ReArm Europe”.
Un piano di 800miliardi di euro che destina il 5% del Pil a spese militari, finanziato in deroga al patto di stabilità. Anche la manovra di bilancio del governo Meloni è costruita per accedere al fondo Safe, lo strumento finanziario dell’Ue che offre prestiti a lungo termine per investire nella produzione e acquisizione di armamenti.
Mentre lavoriamo alla riuscita dello sciopero generale dobbiamo essere consapevoli che occorre una mobilitazione permanente contro la guerra e la corsa al riarmo. Crisi economica e guerra commerciale, infatti, sono il portato di un sistema economico che ciclicamente e cinicamente considera la guerra come un mezzo per sostenere la sete di nuovi mercati. In questa ottica, anche nella Cgil è importante esercitare un pensiero critico e rilanciare l’azione sindacale sul piano internazionale.
Un contributo che potremmo fornire come Fisac Cgil consiste nell’accendere i riflettori sul ruolo che i fondi pensione e alcune delle grandi aziende del settore bancario e assicurativo svolgono nell’accompagnare la corsa al riarmo. Esistono segnali evidenti di uno spostamento degli investimenti pubblici e privati, diretti e indiretti, da settori green al settore più remunerativo degli armamenti.
Solo un nuovo protagonismo del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici su scala internazionale, in grado di saldarsi con un movimento globale e pacifista, di cui la Global Sumud Flottilla potrebbe essere stata l’originaria scintilla, potrebbe aprire una nuova prospettiva di pace, solidarietà tra i popoli e giustizia in grado di evitare la guerra e spostare ingenti risorse dagli armamenti alla spesa sociale.






















