La sanità, l’istruzione e le politiche abitative sono a rischio in tutta Europa. Con le nuove regole di bilancio che, salvo colpi di scena, saranno approvate dal Parlamento europeo il prossimo 22 aprile, la maggior parte degli Stati membri dell'Ue non sarà in grado di raggiungere i propri obiettivi di investimento in scuole, ospedali e alloggi. È quanto apprendiamo leggendo un nuovo studio diffuso dalla confederazione europea dei sindacati (Ces).

L’accordo politico tra il Consiglio e il Parlamento europeo ha introdotto “nuovi parametri, imponendo riduzioni annuali del debito e del deficit che richiederanno tagli di bilancio inutili”, si legge nel Rapporto. 

“I dati della Commissione europea - ricorda la Ces - mostrano che gli investimenti nelle infrastrutture sociali europee sono già inferiori di 192 miliardi di euro all’anno rispetto alla soglia necessaria. Ogni anno occorre aumentare gli investimenti di 120 miliardi di euro nella sanità, 57 miliardi di euro in alloggi a prezzi accessibili e 15 miliardi di euro nell’istruzione”. 

Il Rapporto, curato per la Ces dalla New Economics Foundation, sottolinea come le regole fiscali proposte, che impongono nuovi limiti su debito e deficit a partire dal 2027, porterebbero 18 Stati membri (tra cui Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia) a non effettuare gli investimenti necessari per colmare il divario. Per l'Italia il Rapporto prevede che il nuovo Patto 2027 comporti un taglio della spesa pari allo 0,2% del Pil, ossia 3,6 miliardi. 

Se si tiene conto delle esigenze di investimenti verdi, solo tre Stati membri (Danimarca, Svezia, Irlanda) manterrebbero la capacità fiscale per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue. Inoltre, anche se il Fondo per la ripresa e la resilienza dell’Ue fosse prorogato, solo cinque Paesi (Danimarca, Svezia, Irlanda, Croazia e Lituania) sarebbero in grado di raggiungere i loro obiettivi di investimenti sociali e verdi. 

Per consentire a tutti gli Stati membri di soddisfare le proprie esigenze di investimenti pubblici sociali e verdi, spiega il Rapporto, “sarebbero necessari ulteriori 300-420 miliardi di euro all’anno (2,1-2,9% del Pil Ue).

“I risultati del Rapporto - commenta la Ces - mostrano quanto le regole fiscali proposte sarebbero controproducenti per gli obiettivi sociali e climatici dell’Ue”. Invece di investire, gli Stati membri sarebbero costretti a effettuare tagli per oltre 100 miliardi di euro nel primo anno di attuazione delle nuove regole, appunto il 2027. La ricerca mostra inoltre che un qualsiasi meccanismo di investimento dovrebbe essere più di tre volte superiore al piano di resilienza per avere una possibilità di mitigare i danni.

“L’Europa ha bisogno di regole economiche che mettano al primo posto le esigenze dei lavoratori e il futuro del pianeta. I sondaggi dell'Ue mostrano costantemente che queste sono le priorità dei cittadini europei e agire in completa contraddizione con loro a pochi mesi dalle elezioni è una ricetta per il disastro”, osserva la segretaria generale della Ces, Esther Lynch. 

L’ultimo Eurobarometro del 12 aprile conferma le parole della dirigente sindacale. L'88% dei cittadini europei, infatti, ritiene fondamentale la dimensione sociale dell'Europa. Ma “le norme proposte - prosegue Lynch - metteranno una camicia di forza agli Stati membri e impediranno loro di effettuare anche il minimo investimento necessario per raggiungere gli obiettivi sociali e climatici dell’Ue”. 

“Tutto ciò viene fatto per raggiungere i limiti arbitrari richiesti da dottrine economiche obsolete”, osserva ancora Lynch, mentre la Ue “ha bisogno di regole economiche coerenti con le sue politiche sociali e climatiche.  Questi limiti imposti agli Stati membri non devono essere approvati. Questa ricerca mostra inoltre alla Ue la sua responsabilità nel dover mettere in atto un meccanismo di investimento permanente a livello comunitario che consenta di raggiungere i suoi obiettivi sociali ed ecologici, e di finanziare un reale politica industriale europea”, conclude la segretara generale della Ces.

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