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Si è snodata oggi da Piazzale Ostiense a Roma la manifestazione nazionale promossa dalla campagna europea Stop ReArm Europe contro guerre, riarmo e autoritarismo, pochi giorni prima del vertice Nato de L’Aja dove si discuterà il maxi-piano europeo da 800 miliardi per le spese militari.
“Siamo oltre 100mila”, ha annunciato il comitato promotore della manifestazione dal camion palco d'apertura alla testa del corteo che si dirigeva verso il Colosseo, punto d'arrivo della manifestazione.
Tutti con bandiere della pace, della Palestina e striscioni che chiedono lo stop alle ostilità e il rispetto del diritto internazionale. A guidare il corteo, uno striscione inequivocabile: “Fermare Israele, fermare la terza guerra mondiale”, riferimento all’attacco aereo lanciato da Tel Aviv contro l’Iran e al conflitto ancora in corso a Gaza. Al microfono, un attivista denuncia: “La priorità è fermare il genocidio a Gaza, la guerra in Ucraina, e l’attacco terroristico di Israele contro l’Iran”. La marcia ha attraversato viale Aventino, diretta verso il Colosseo.
Tra i promotori, Cgil, Arci, Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Greenpeace Italia, Transform, Attac, insieme a una rete di oltre 500 sigle tra cui anche Avs, M5s, Rifondazione Comunista. Presenti in piazza anche sindacati, movimenti pacifisti, femministi e nomi noti come Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Arturo Scotto. Il Partito Democratico non ha aderito ufficialmente, ma alcuni esponenti hanno partecipato a titolo personale.
Raffaella Bolini, vicepresidente Arci, ha definito la partecipazione “orizzontale e larga”, preoccupata per un mondo dove “la legge del più forte ha sostituito il diritto internazionale”. Ricorda l’origine della mobilitazione: “Abbiamo iniziato a organizzare questo corteo dopo la decisione dell’UE di destinare 800 miliardi al riarmo. Poi sono arrivate le richieste della Nato di investire il 5% del PIL, il massacro a Gaza, l’attacco a Teheran. È un’escalation pericolosa che ci espone al rischio di una guerra mondiale”.
Elena Mazzoni, della Rete dei Numeri Pari, ha ribadito le parole d’ordine della mobilitazione: “No alla guerra, no al riarmo, no al genocidio, no all’autoritarismo”. In piazza anche grandi striscioni con la scritta “Palestina libera” e cartelli con slogan come “Stop genocide”.
Presenta anche la Cgil. La segretaria confederale Francesca Re David ha sottolineato che “quello che sta succedendo a Gaza è la dimostrazione di ciò che accade in un mondo in cui pochi oligarchi potenti comandano. Lavoro democrazia e pace sono insieme. Ieri il decreto sicurezza è entrato in piazza - con i lavoratori che manifestavano a Bologna e che sono stati denunciati - e allora noi diciamo che dobbiamo ribellarci, dobbiamo continuare a ribellarci, siamo noi che decidiamo di non essere sconfitti, accanto a Gaza e ai diritti”.
La protesta si è svolta in modo pacifico e ha voluto lanciare un messaggio chiaro ai governi europei: basta investimenti in armi, serve diplomazia, giustizia e pace.
Il frastuono dei bombardamenti su Gaza e centinaia di persone stese a terra, coperte da un sudario. È questo il flash mob dei manifestanti che hanno preso parte al corteo. Mentre in sottofondo veniva diffusa la registrazione dei bombardamenti su Gaza, davanti al Colosseo si è tenuto un "gesto corale e potente per rendere visibile, con i corpi, l'annientamento sistematico della popolazione civile palestinese e la devastazione che ogni guerra porta con sé", hanno spiegato i manifestanti.