Oltre 100 miliardi di euro. Questa la cifra che gli Stati membri dell'UE potrebbero essere costretti a tagliare complessivamente dai loro bilanci il prossimo anno, se i piani del Consiglio UE per reintrodurre le misure di austerità andranno in porto. La stima è stata elaborata dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces), secondo la quale Francia (26 miliardi), Italia (25 miliardi), Spagna (14 miliardi), Germania (11 miliardi), Belgio (8 miliardi) e Olanda (6 miliardi) dovrebbero effettuare i maggiori tagli annuali per raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit entro quattro anni.

Gli Stati membri potrebbero chiedere di estendere i tagli per un periodo di sette anni, ma il rischio è che ciò avvenga in cambio dell'impegno a realizzare riforme economiche più dure e contrarie ai lavoratori, ammonisce la Ces, che ha pubblicato i dati in concomitanza col voto odierno del Parlamento europeo sul futuro delle norme fiscali dell'UE. Voto col quale il Parlamento europeo ha dato il via libera all'apertura dei negoziati con il Consiglio dell'Ue sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Hanno votato a favore 431, contro 172 e si sono astenuti in quattro.

Si apre ora un percorso difficile. La Ces ha fatto appello agli eurodeputati, chiedendo di garantire che non vengano introdotte le cosiddette "salvaguardie del deficit", perché avrebbero gravi effetti negativi sul Pil. Che gli investimenti necessari per la transizione verde o per il Pilastro europeo dei diritti sociali siano protetti e che siano impedite riforme contrarie ai lavoratori. Che i limiti al rapporto debito/Pil inizino a diminuire dopo la fine del periodo di aggiustamento.

"In un momento in cui l'Europa dovrebbe investire in un futuro verde, i piani per reintrodurre l'austerità riporterebbero l'Europa al suo periodo più buio", dichiara la segretaria generale della Ces Esther Lynch. E aggiunge: "È incredibile che i ministri nazionali abbiano sottoscritto un piano che li costringerebbe a effettuare tagli alla spesa per oltre 100 miliardi di euro in un solo anno. I governi dovrebbero essere onesti su ciò che questo significherà per i loro cittadini: un numero enorme di tagli ai posti di lavoro, salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori, e un ulteriore sottofinanziamento dei servizi pubblici".

Il Parlamento europeo “ha ora un ruolo cruciale nel limitare i danni, assicurando che le regole di bilancio non costringano i Paesi a spingersi troppo in là e troppo in fretta nella riduzione del debito e del deficit", conclude Lynch.