La previdenza complementare, o integrativa, che era stata pensata negli anni Novanta del secolo scorso come la "seconda gamba" del sistema previdenziale italiano, ha retto alle tante crisi, ma ancora non riesce ad allargarsi alla maggioranza dei lavoratori dipendenti. L'adesione ai Fondi pensione non supera infatti il tetto del 33%, 8,4 milioni di persone. I due terzi dei lavoratori sono ancora “fuori”. 

La crisi non aiuta, anche se i Fondi hanno tenuto la barra e alla fine del 2020 i risultati finanziari sono stati in crescita, guadagnando il 3,1% sull’anno precedente, contro una rivalutazione del Tfr, il trattamento di fine rapporto, dell’1,2%. Se le scelte finanziarie contrastano la crisi, non si può dire la stessa cosa sugli effetti negativi sui versamenti, anche se complessivamente il sistema di raccolta continua a funzionare bene. Si percepiscono gli effetti congiunturali della crisi scaturita dalla pandemia. Secondo l’ultimo Rapporto Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) gli iscritti che nel corso dell'anno non hanno effettuato versamenti contributivi sono stati complessivamente 2,3 milioni, il 27,4% del totale. Ma almeno un milione di individui non versa contributi da almeno cinque anni. 

Il gender gap è dei problemi annosi: gli uomini rappresentano il 61,9% degli iscritti, con le donne ferme a quota 38,1. E poi è largamente esistente un divario generazionale, essendo il 52,9% di coloro che vi hanno aderito in età compresa fra i 35 e i 54 anni, mentre il 29,5% ha dai 55 anni in su. Ancora molto basso è il ricorso alle pensioni integrative da parte degli under 35 che rappresentano appena il 22,7% di tutto il bacino. 

Fondamentale il capitolo investimenti: il patrimonio complessivo dei Fondi si è attestato sui di 200 miliardi di euro. È il tesoro dei 372 fondi pensioni vigilati. A questi si aggiungono le risorse gestite dalle casse di previdenza private e privatizzate: 96 miliardi di patrimonio, per un totale di 290 miliardi. Si dovrebbero cominciare a utilizzare queste risorse per sviluppare l’industria nazionale. Ma per ora i soldi dei lavoratori italiani vagano per il mondo. Della necessità di rivedere le scelte strategiche sugli asset di lungo periodo parliamo con l'intervista al presidente del Fondo dei metalmeccanici, Cometa, Riccardo Realfonzo e l'intervento del segretario di Assofondipensione (l'associazione che raccoglie tutti i fondi negoziali dal 2003), Salvatore Casabona.

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