Oggi, 28 settembre, è la Giornata internazionale per l’aborto sicuro. Una ricorrenza partita nel 2011 per ricordare la prima giornata di azione per la depenalizzazione dell’aborto in America Latina e nei Caraibi nel lontano 1990.

Un appuntamento celebrato dal Comitato torinese No PIllon, di cui la Camera del Lavoro è capofila, con un volantinaggio questo pomeriggio in piazza Castello, al fine di informare e sensibilizzare la cittadinanza, a difesa di un diritto che, anche nel nostro Paese, continua a essere sotto attacco su mille fronti, nonostante da tempo “l'Onu stia esortando i governi di tutto il mondo a depenalizzare l'aborto e assicurare ad ogni donna la libertà di poter scegliere autonomamente sulla sua gravidanza”, come ci ricorda la nota della Camera del Lavoro del capoluogo piemontese. “Infatti nei Paesi in cui le donne hanno il diritto di interrompere una gravidanza indesiderata e hanno accesso a tutti i metodi di contraccezione, si registrano i tassi più bassi di aborto”.

Dati di realtà che hanno spinto, nei mesi scorsi, il movimento delle donne e sindacale italiano a sostenere la mobilitazione delle donne polacche contro le intenzioni del Governo e del Parlamento di quel Paese espresse in una proposta di legge che esclude l’aborto anche per le donne vittime di stupro e per quelle con gravi problemi di salute, oltre a vietare l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole.

“In Italia – ripercorre brevemente le tappe la nota sindacale – il Ministero della Salute, dopo le forti richieste delle donne in questi anni, ha sollecitato i necessari adeguamenti agli standard degli altri Paesi: ad agosto di quest’anno il Consiglio Superiore di Sanità ha emanato le nuove Linee di indirizzo che consentono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni di gestazione ed in regime ambulatoriale o di day hospital. Fino ad oggi invece l’utilizzo di questa metodica era consentito solo fino a 49 giorni di gestazione e esclusivamente in regime di ricovero ospedaliero”. Una scelta molto importante, l’ha giudicata la Cgil, che “promuove l’appropriatezza clinico-assistenziale, il ricorso a tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità e della salute delle donne, quindi meno rischiose, e si ripropone la centralità dei consultori e dei servizi territoriali a supporto della salute delle donne come previsto dalla legge 194/78”. A ricordarcelo anche Elena Petrosino, della segreteria della Cgil di Torino (nel video).

 

 

Per rendere davvero effettive ed efficaci queste linee di indirizzo, “è necessario – secondo la Camera del Lavoro –  investire nella formazione dei professionisti, nell’adeguamento della rete dei consultori rispetto agli standard previsti (numero per abitanti, numero e tipo di operatori e prestazioni offerte) a livello nazionale. Per questi motivi chiediamo alla Regione Piemonte investimenti e non parole senza cognizione di causa da parte di alcuni rappresentanti politici locali che manifestano soltanto la loro cultura/ideologia patriarcale”.

Per queste ragioni si chiede alla Regione di dare attuazione alla delibera numero 211 approvata dal Consiglio regionale del Piemonte il 3 luglio 2018 “che, prima in Italia, sancisce il dovere delle strutture sanitarie di assicurare il diritto all’interruzione di gravidanza, assegna alla Regione il controllo sull’attuazione della legge 194/78 e sancisce la gratuità della contraccezione”.

“Per noi – si legge – è importante la prevenzione e la libera scelta delle donne nell’ottica di tutela della salute. Per questo non smetteremo mai di vigilare sull’effettiva applicazione della legge 194 e delle nuove linee di indirizzo e di rivendicare il diritto alla prevenzione, all’autodeterminazione e alla salute delle donne attraverso il rafforzamento dei servizi pubblici territoriali”.