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Presentato oggi, 27 giugno, l’aggiornamento sulle Cure primarie in Veneto elaborato dai ricercatori di Ires Veneto. Quello che emerge è un significativo aumento delle criticità, dalla carenza dei medici di base alla continuità assistenziale.
I dati
Dal 2020 al 2024 i medici di medicina generale sono calati di 349 unità, i pediatri di libera scelta di 46. A fine 2024 le zone carenti di medici sono 728 (+385 dal 2019), gli incarichi vacanti dei medici di continuità assistenziale 669 (+254 dal 2019), quelli vacanti nel nuovo ruolo unico sono 1943 a fine maggio 2025. In Veneto il numero medio di assistiti per medico è 1524, con punte fino a 1600/1700. Si tratta di numeri di assistiti per medico tra i più alti in Italia.
Righetti, Cgil Veneto: “Sempre più difficile accedere all’assistenza di base”
“Questi dati dimostrano che molte persone hanno difficoltà di accesso all’assistenza di base, o comunque che non hanno la possibilità di scegliersi il medico, soprattutto nelle zone più periferiche e disagiate – spiega Paolo Righetti, Dipartimento Welfare Cgil Veneto –. E che molti medici hanno un carico assistenziale elevatissimo che incide negativamente sulla tempestività e sulla qualità del servizio. La situazione è destinata a peggiorare anche a causa dei futuri pensionamenti: le previsioni nel 2025 sono di 862 entrate a fronte di 1018 uscite dalla professione medica. Pesa, inoltre, la ridotta partecipazione al corso di formazione specifico rispetto ai posti disponibili e alle borse di studio finanziate (146 su 248 nel 2024)”.
“Contestualmente – prosegue – è ancora in alto mare la definizione e realizzazione del nuovo sistema di cure primarie, dalla presenza dei medici nelle case di comunità hub e spoke, alla costituzione delle equipe multidisciplinari per la gestione delle cronicità, al coordinamento con le altre strutture della filiera territoriale dell’assistenza”.
Basso, Cgil Veneto: “Chiediamo un intervento urgente della Regione”
“Come Cgil Veneto – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil regionale – chiediamo alla Regione di avviare un progressivo superamento della carenza di medici, recuperando i ritardi nella programmazione dei percorsi formativi, garantendo un maggior numero di borse di specialità e rendendo più attrattiva la partecipazione ai corsi, a partire dall’aumento dell’erogazione economica. Infatti, chi frequenta la specializzazione di medicina generale prende 11.000 euro annui rispetto ai 25-26.000 degli altri medici specializzandi”.
“È urgente la definizione del nuovo assetto della medicina di base nel territorio. Devono essere definite le funzioni e le modalità dell’attività che i medici di base devono prestare nelle case di comunità, deve essere garantita la copertura del presidio orario prevista nelle Aree funzionali territoriali e la prossimità territoriale dell’accesso all’assistenza medica di base e agli studi dei medici, ripristinando le esperienze positive delle Medicine di Gruppo Integrate. L’esigenza di una sempre maggiore integrazione tra tutte le strutture e il recente avvio del nuovo Ruolo Unico per i medici dell’Assistenza Primaria, confermano la necessità di passare a un’assunzione diretta dei Medici di base da parte delle Ulss, almeno a partire dai nuovi incarichi”.
“Su queste priorità – conclude Tiziana Basso – continueremo a sollecitare un intervento della Regione Veneto, e lo faremo anche il 9 luglio, data in cui è stato finalmente convocato il tavolo, chiesto insieme a Cisl e Uil, di consultazione permanente sulla realizzazione entro le scadenze previste degli interventi finanziati dal Pnrr, sulla piena attuazione del dm 77/2022 per il rafforzamento di tutta l’assistenza sanitaria territoriale, sull’organizzazione e i servizi degli Ambiti Territoriali Sociali, sugli interventi a sostegno della non autosufficienza e sul sistema di residenzialità per gli anziani”.