Il contrasto alla diffusione del Coronavirus sta richiedendo riorganizzazioni frettolose in tutte le aziende. Ne sono consapevoli i lavoratori e anche i sindacati, che da sabato scorso stanno incontrando le istituzioni a tutti i livelli per condividere questo processo. Ma cosa succede se qualcuno comincia ad agire unilateralmente? Un caso sembra essere quello di Vodafone, che ha deciso di chiudere tutte le sue sedi italiane per un giorno, venerdì 28 febbraio (a parte i call center, le vendite e altri piccoli reparti), per poi tornare a riaprire dal lunedì successivo, con circa 3 mila persone coinvolte

A parte le misure dettate dalle autorità sanitarie nazionali e regionali per i residenti nella zona rossa o con sede di lavoro nella zona gialla, Vodafone ha esteso in tutta Italia, da Palermo a Torino, misure di dubbia pertinenza con l’emergenza. Un eccesso di zelo che tra l'altro ha portato in alcune sedi alla compilazione obbligatoria di questionari a tappeto all’inizio del turno, una sorta di censimento che mal si accorda con lo Statuto dei lavoratori e il regolamento europeo sulla privacy, ovviamente per nulla condiviso con le Rsu, coinvolgendo tra l'altro colleghi provvisoriamente addetti a questo scopo.

In tutte le sedi – novità di ieri – l’azienda ha forzato la mano decidendo unilateralmente un giorno di chiusura per venerdì, quando invece le chiusure collettive sono di norma negoziate con il sindacato e hanno un largo preavviso. Con la conseguenza che i dipendenti, sia quelli giustamente in smartworking (se in zone a rischio e se il lavoro lo permette), sia quelli che si stanno recando ogni giorno in azienda dove non sono segnalati contagi, saranno costretti a consumare un giorno di ferie.

La Rsu ha naturalmente contrastato questa operazione, dando l’indicazione di lavorare tranquillamente, in smartworking o in azienda. Solo domani (28 febbraio, ndr) capiremo l'impatto, cioè se le imposizioni dei vari capireparto in barba ai diritti, agli accordi e alle leggi avranno sortito effetto, e quale sarà la risposta sindacale. In ogni caso corriamo un pericolo: che alcuni fraintendano il senso di responsabilità dei lavoratori e inseriscano nel pacchetto di misure di prevenzione operazioni di taglio dei costi che nulla hanno nulla a che vedere con l’emergenza sanitaria. Neanche la fretta e l’urgenza possono permettere di confondere profitto e profilassi.

Luca Barbuto è lavoratore e delegato Slc Cgil Vodafone