Dal 27 al 29 maggio a Firenze si è tenuto il V congresso della Etuf-Tcl, la Federazione sindacale europea dei lavoratori tessili, abbigliamento e cuoio, che conta nel continente oltre un milione di aderenti. E' quanto si apprende da una nota sindacale.

I lavori si sono concentrati sulle politiche necessarie per affrontare la grave e drammatica crisi che l’economia e il lavoro stanno vivendo. Il congresso ha rilanciato l’urgenza e la necessità di rivendicare, da parte del sindacato europeo e dei diversi sindacati nazionali, dalla Commissione Europea e dai governi nazionali, forti politiche coordinate a livello europeo, a partire da un piano straordinario per l’occupazione. “C'è oggi il serio rischio  per cittadini e lavoratori europei che l'avanzamento verso la costituzione di un'Europa sociale si fermi. L'occupazione deve tornare a essere una priorità assoluta per l'Europa. La finanza e l'economia devono essere rimesse al servizio dell'uomo e del pianeta".

A lanciare l’allarme è Valeria Fedeli, presidente della Etuf-Tcl e vice segretaria generale della Filctem-Cgil, nella sua relazione di apertura al congresso. “La convocazione d'urgenza due settimane fa – ha aggiunto -  dei capi di governo e dei ministri dell'economia che, dopo il caso Grecia, hanno  deciso di mettere 750 miliardi di euro a sostegno dei bilanci pubblici, cambia radicalmente  lo scenario di vita dei lavoratori di tutti i settori e di tutti i cittadini del continente”.

Secondo Fedeli, poi per quanto riguarda il settore tessile-abbigliamento, calzature e cuoio, “c'è  da aggiungere che la cosiddetta crisi globale, nel 2008, è piombata nel mezzo di una crisi precedente che aveva già fatto perdere un milione di posti di lavoro, a causa dell'apertura dei mercati mondiali. “Nei nostri  settori più che altrove – ha sostenuto -  occorrono regole di reciprocità, maggiore trasparenza, etichettatura delle merci  tali da aiutare i consumatori a scelte libere consapevoli”.

“Alla Commissione Europea – ha spiegato la dirigente sindacale – avevamo chiesto interventi per ottenere la reciprocità nelle regole commerciali e l'estensione dei diritti dei lavoratori ovunque nel mondo, ma questo non è purtroppo avvenuto. Ora, dopo l'ultima crisi dei mercati finanziari seguita al caso Grecia, occorre una reazione seria, profonda e veloce.  I lavoratori hanno bisogno di più Europa, non di meno Europa. Rinchiudersi dentro i propri confini, anche per quegli stati che stanno meglio, che sono più forti, con minor debito pubblico, sarebbe assolutamente miope e dannoso.  Per tutelare gli interessi dei cittadini europei e dei lavoratori europei, sono necessarie politiche economiche e sociali coordinate, politiche di rigore nel segno dell’equità e che sappiano proporre misure verso la crescita e lo sviluppo”.

Per Fedeli “è necessario ricreare fiducia e futuro, tornare ad essere un modello sociale e di società che - puntando sulla conoscenza e sul  rispetto dei diritti dei lavoratori,  sulla  coesione sociale - possa vedere le Istituzioni preposte mettere in campo provvedimenti che non aumentino le disuguaglianze e che non deprimano le condizioni sociali, economiche e di vita del lavoratori”.

Il governo politico, economico e sociale dell’Europa, deve puntare alla crescita, a creare occupazione, a estendere le tutele sociali, all’inclusione sociale. L’Europa è una sfida anche per il sindacato . A questa inedita fase storica, serve anche da parte nostra un cambio di passo, una reazione unitaria dei sindacati di tutti i Paesi, e una piattaforma su cui mobilitare i lavoratori e confrontarsi sia con le associazioni di rappresentanza delle imprese che con il sistema istituzionale. Le azioni di confronto e di negoziato locale e nazionale devono trovare una più ampia cornice strategica a livello europeo per essere davvero forte ed efficace, oltrechè adeguata a questa fase di straordinari cambiamenti che derivano proprio dalla crisi globale. Non c’è più tempo per politiche di breve respiro. La crisi è strutturale e non congiunturale e servono politiche che sappiano corrispondere davvero con questa dimensione. Il lavoro, il lavoro industriale torna centrale nella agenda politica dell’Europa e il congresso dei tessili, le sue politiche di questi anni, vanno rilanciate e adeguate alla nuova emergenza.

Infine, “il Dhoa Round che doveva dettare le nuove regole del commercio mondiale sta fallendo;  anche per questo - ha insistito Fedeli -  chiediamo interventi pubblici forti e coordinati, una nuova politica industriale  per il sostegno all’innovazione sempre più fondata su prodotti e processi eco-etico sostenibili . Il futuro dell’Europa ha bisogno dell’industria, di un manifatturiero qualificato ed internazionalizzato: anche per questo occorrono servizi alle imprese che le aiutino ad uscire positivamente dalla crisi. Solo chiare ed efficaci politiche pubbliche coordinate a livello europeo possono riportare la fiducia nel settore”. Esistono - e sono comprensibili, ma dannose -  troppe tentazioni di ritorno a politiche nazionali, solo domestiche. Ma sarebbe davvero un passo indietro che allontana la possibilità reale, concreta, di affrontare questa crisi con le risposte adeguate a costruire ora il futuro del dopo crisi.

Dobbiamo prestare molta attenzione alle paure delle persone, ma non rispondendo certo con politiche di chiusura o, peggio,  protezioniste.  “L’Europa - ha concluso la presidente - è la nostra unica e positiva possibilità ma   deve dimostrare la sua utilità, la sua maturità nell’interesse di tutti i suoi cittadini a partire dai lavoratori. Il sindacato deve porre anche alla rappresentanza delle imprese, la scelta di costruire la dimensione europea del confronto e della negoziazione. Servono scelte che contrastino il dumping sociale e contrattuale. In una parola, una nuova dimensione delle politiche contrattuali  e delle relazioni industriali”.