“Mentre nel paese permangono tantissime vertenze che attendono il governo per una loro soluzione, il ministro Guidi decide di convocare un tavolo per Telecom Italia in assenza di ogni crisi aziendale. La proposta dell’azienda di contenere il costo del lavoro attraverso il ricorso allo strumento della solidarietà per 3.000 unità è ai margini delle procedure di legge, in quanto la discussione odierna ha dimostrato l’assenza di ogni esubero tra quelli dichiarati dall’azienda ma non individuati materialmente, scaricando così per il quinto anno consecutivo i costi sulla collettività.” Così dichiara Michele Azzola, segretario nazionale di Slc Cgil, all’uscita dal tavolo al Mise.

“Il governo ritiene apprezzabile la disponibilità aziendale a ritirare una societarizzazione farsesca che viene minacciata da anni per ricattare lavoratori e istituzioni, e ritiene apprezzabile la scelta degli strumenti individuati (il contratto di solidarietà, per altro già usato per 4 anni da Telecom), proponendo infine un nuovo appuntamento presso il Mise per il 4 agosto, alla presenza del coordinamento delle Rsu, per avvicinare le posizioni delle parti e raggiungere un’intesa sulle proposte formulate dall’azienda.”

“Slc Cgil dichiarando la non condivisione sulle premesse avanzate dal governo che dimostrano un appiattimento sulle posizioni delle grandi imprese, tale da derogare alla legislazione vigente, ha dichiarato la propria indisponibilità a sedersi al tavolo sin quando non sarà ripristinata una corretta procedura che consenta, sulla base delle leggi vigenti, una discussione di merito sugli esuberi – prosegue il sindacalista.

“Per l’ennesima volta Telecom cerca di scaricare sui costi sociali la propria incapacità di rispondere alle sfide di mercato – conclude Azzola - ponendo un ricatto al governo che non ha approvato le norme sulla solidarietà espansiva, ricatto che il governo ha pesantemente subito. Tutto questo con la responsabilità di chi decide di centrifugare 3000 esuberi in assenza di qualsiasi strumento di gestione, vista la mancata entrata in vigore della riforma degli ammortizzatori sociali.”