Se ne era parlato in agosto, velatamente smentito, poi ieri è arrivata la conferma per bocca del ministro della Pubblica amministrazione: anche per il 2015 i lavoratori pubblici subiranno il blocco del contratto e quindi del salario. Dure ovviamente le reazioni del sindacato e in particolare della Cgil. “La cosa che ha messo in campo questo governo sul lavoro pubblico – spiega il segretario generale della Funzione pubblica Cgil, Rossana Dettori, ai microfoni di RadioArticolo1 (PODCAST) - è continuare le politiche degli ultimi decenni dei governi precedenti. Da un lato il blocco dei contratti, dall'altro tagli lineari che riguardano i servizi: sanità, enti locali e anche la riorganizzazione delle funzioni centrali. Tutte le volte che il governo ha un problema di recepimento veloce di risorse va a bussare nei settori pubblici”.

Sui giornali di oggi si parla tanto della riforma della scuola, che in realtà sono linee guida e poco più, ma invece prima della pausa estiva c'era un gran parlare della epocale riforma della p.a.. Anche qui di epocale non abbiamo visto nulla nel decreto che è stato approvato ai primi di agosto, il decreto Madia, che al proprio interno ha poche cose abbastanza punitive, da una parte il dimezzamento dei distacchi sindacali e dall'altra parte la mobilità nel raggio di 50 chilometri dall'attuale posto di lavoro. Dal 2001 al 2011 il settore pubblico ha subito un ridimensionamento grandissimo, oltre 350mila i lavoratori in meno e una riduzione della spesa per salari e stipendi della p.a. anche qui notevole. A confronto con il resto dell'Europa noi siamo il Paese in cui c'è il rapporto più alto tra lavoratore pubblico e cittadini e il salario dei dipendenti pubblici è tra i più bassi d'Europa.

Dettori Noi abbiamo sempre detto che dietro alla logica di attacco ai lavoratori pubblici si celava una scelta ideologica e culturale di restringimento degli spazi pubblici per dare più spazio ai settori privati. E’ evidente che dietro all'idea della riduzione del numero dei dipendenti c'è la riduzione dei luoghi pubblici e c'è dietro l'angolo la privatizzazione dei diritti dei cittadini, penso alla sanità, penso alle scuole materne, penso anche ai servizi essenziali per i cittadini. Bisognerebbe chiedere a questo governo cosa intende fare sull'acqua, cosa intende fare sull'igiene ambientale, sui servizi alla persona. I diritti vengono garantiti oppure no? Mi pare che questo governo vada nella strada dei governi precedenti sul lavoro pubblico.

La Cgil, la Funzione pubblica e la Flc, stanno portando al confronto con i cittadini le proprie idee di cambiamento a partire da due caratteristiche fondamentali, la prima come migliorare i servizi per i cittadini, la seconda come tutelare i diritti dei lavoratori in una sfida di innovazione. Ma non siete stati per niente ascoltati dal governo e da chi dovrebbe lavorare a questa riforma.

Dettori Assolutamente no, nel senso che a parte un incontro con il ministro appena si è insediata non c'è stato più nessun rapporto, perché la scelta del governo era stata quella delle 44 domande ai cittadini e noi li abbiamo obbligati a prendere atto che ce n’era una 45ma: quella del contratto nazionale di lavoro, che ha avuto ben 13 mila mail, quindi, rispetto alle 39 mila risposte, con una percentuale abbastanza alta. È in atto un attacco al sindacato, un attacco pesante. Ripeto, come ho già detto ancora prima che arrivasse il blocco dei contratti, che la mobilitazione e la proposta dell'organizzazione sindacale continuerà e continuerà come abbiamo sempre fatto: lavoreremo di più ma non ci azzittiranno con la questione delle agibilità sindacali, che è una prassi antidemocratica. Questo è un governo che sulla democrazia ha molto da imparare.

Cosa pensate di mettere in campo nelle prossime settimane?

Dettori Abbiamo già iniziato assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Quando si tocca la carne viva dei nostri lavoratori, i diritti, la risposta c'è. Basta guardare cosa è successo a Roma quando hanno bloccato la contrattazione integrativa. Basta guardare cosa è successo a Venezia la settimana scorsa. Scioperi non soltanto riusciti ma anche carichi di proposte, non abbiamo semplicemente detto “non va bene”, abbiamo anche detto come bisogna modernizzare e cambiare senza però ridurre i diritti. Perché si può fare, si può migliorare tutto senza ridurre i diritti. Non accetteremo assolutamente che non ci sia il rinnovo normo-economico dei contratti, “normo-economico” perché i lavoratori pubblici sono senza contratto dal 2009. Partiremo dai luoghi di lavoro e costruiremo una grande iniziativa che non anticipo perché sto lavorando perché ci sia una iniziativa nazionale di Cgil, Cisl e Uil. Se riusciremo a costruire unitariamente questo percorso, noi non ci fermeremo e torneremo nelle piazze: prima di tutt'Italia, e poi nella piazza romana.