PHOTO
Una regione poco industrializzata, dove rischia di sparire il limitato tessuto esistente, dove sono andati persi negli ultimi quattro anni oltre 47mila posti di lavoro e dove solo una giovane donna su 5 è occupata regolarmente. E' la desolante fotografia della Sicilia scattata dallo Svimez, in occasione del seminario "Svimez 2012 e Sicilia: uno sguardo oltre la crisi. Condizioni e sfide per rilanciare lo sviluppo”, che si è tenuto martedì 4 dicembre a Palermo a Palazzo Steri dell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno.
La cifra di 47mila posti di lavoro persi significa che la Sicilia ha bruciato da sola oltre il 10% di tutti i posti di lavoro che sono venuti meno in 4 anni a livello nazionale: su una perdita totale in Italia di 437mila posti di lavoro, 47.314 sono stati i posti di lavoro persi in Sicilia, mentre gli occupati in Sicilia pesano solo per il 6,2% del totale nazionale.
In un contesto già difficile, la vera e propria spina nel fianco è data dall’occupazione giovanile e femminile: il tasso di occupazione degli under 35 è sceso in Regione dal 32% del 2008 al 29,7% del 2011. In altri termini, in Sicilia è occupato regolarmente solo un giovane su tre. Ancora più drammatica la situazione delle donne: nel 2011 solo una su cinque è stata regolarmente occupata (20,5%), a fronte del 47% del Centro-Nord.
Interessante la dinamica settoriale. In Sicilia tiene l’occupazione nell’agricoltura (+5,4% dal 2008 al 2011), mentre a pagare il prezzo più alto è l’industria in senso stretto (-9%) e nelle costruzioni (-25%), dieci punti percentuali in più della media meridionale (-14%). La Sicilia insomma è e rimane una regione ancora poco industrializzata: nel 2011 su un totale nazionale di 4,6 milioni di occupati nel settore, solo 133mila, pari al 2,8% del totale, sono stati rilevati sull’isola.
A fronte di questa situazione, secondo il direttore dello Svimez, Riccardo Padovani, servono "politiche industriali attive immediate, per attivare processi di internazionalizzazione e innovazione, rilanciando l’industria manifatturiera, ma anche favorendo la penetrazione in settori “nuovi” con forte potenziale di crescita: infrastrutture e logistica nell’ottica mediterranea, energie rinnovabili, riqualificazione urbana, reti digitali, ambiente, filiere agro-alimentari di qualità, servizi avanzati e imprese sociali, una moderna industria culturale non solo turistica”.
Interessanti in questo senso in Sicilia le potenzialità che provengono dalle rinnovabili, essendo già oggi l’isola la seconda regione del Mezzogiorno e la terza in Italia per la produzione di energia verde (9,5% sul totale nazionale, dopo Toscana, 22%, e Puglia, 14%). Più in particolare, in termini di potenza prodotta, la Sicilia è leader tra le regioni del Sud per la produzione di energia eolica (24%).