“In bocca alla lupa”. Si chiama così il progetto di formazione della Cgil di Roma e del Lazio, dedicato a delegate e dirigenti sindacali donne. “È un progetto ambizioso, che parla al femminile e si occupa di costruire l’autonomia e la capacità di direzione sindacale delle donne”, spiega Bruna Cossero, responsabile formazione e sviluppo della confederazione capitolina.  

“Tutto nasce da una felice intuizione di Bruna. Abbiamo bisogno di creare un gruppo dirigente femminile che abbia consapevolezza di come si può realizzare una parità di genere dentro e fuori l’organizzazione. Occorre dare un maggior senso di gestione della Cgil alle compagne che vi operano. Abbiamo bisogno di trasmettere l’idea di preparare la classe dirigente della Cgil di domani, consapevoli che le donne sono quasi la metà del sindacato e devono essere investite di un ruolo da protagonista”.

“È una grande innovazione. Noi partiamo sempre dall’intuizione del coordinamento donne che prospetta l’importanza per la Cgil che ci siano sempre più dirigenti donne. È un momento di grande cambiamento e la resilienza, cioè la capacità di affrontare i problemi e risolverli, è basilare e dipende da quale apporto e in che misura daranno le donne Cgil”, rileva Cossero.

“La delega in capo alle politiche di genere ce l’ho io, nella convinzione che rappresentino la vera scommessa e l’opportunità per il futuro del sindacato. Abbiamo bisogno di valorizzare la capacità, la creatività e l’intelligenza delle donne”, aggiunge Azzola.   

Il progetto formativo si compone di tre moduli. È partito nel novembre scorso, con un primo seminario sul potere delle donne, con una serie di testimonianze dal mondo sindacale, politico e universitario. A questo, è seguito un modulo di due giorni nelle cinque Camere del lavoro del Lazio. Ciascun modulo ha poi cinque momenti specifici, uno per ciascuna delle Cdl territoriali.  

Flavia Mascanzoni, delegata Filctem e ingegnere presso la Avio di Colleferro, ha partecipato al primo modulo. “Mi ha dato le basi per comprendere quale possa essere l’apporto delle donne alla causa sindacale, un vero e proprio valore aggiunto. Faccio un lavoro al maschile e quando sono entrata in azienda, nel 2001, eravamo quattro donne ingegnere in tutto. A tutt’oggi, abbiamo un solo dirigente donna ha fatto una carriera molto più lenta rispetto ai colleghi maschi. Durante i due giorni di corso, ho capito qual è il contributo che possiamo dare noi donne nell’ambito dell’attività sindacale. Il nostro approccio ai problemi è diverso, ma ciò non vuol dire che non possiamo raggiungere risultati, in modi assolutamente complementari ai maschi, però diversi e creativi. Il processo decisionale delle donne è più lento, ma non per questo di minor valore. Nella seconda giornata si è parlato di storia delle donne Cgil, che all’inizio ricoprivano tutti ruoli subalterni rispetto agli uomini, poi piano piano sono riuscite ad emergere e oggi hanno una diversa consapevolezza sul lavoro”.     

“Durante il primo modulo, parliamo di politiche di genere e di nuove generazioni, che di sicuro si propongono in maniera diversa rispetto al passato all’interno del sindacato. Poi cerchiamo di comprendere come le donne possano entrare nell’organizzazione rimanendo autentiche, non omologate ai comportamenti maschili. Questo, per capire quali e quante sono le opportunità per le donne per potersi esprimere al meglio”, osserva ancora Cossero.

Paola Foce è una delegata Filcams e lavora all’Inps. “Ho affrontato il modulo formativo sulle differenze di genere come un valore aggiunto, per cercare l’equiparazione con gli uomini. Durante i due giorni di corso, ho toccato dal vivo e ho capito molto bene le problematiche delle donne in un contesto di lavoro. Le politiche di genere possono contribuire alla valorizzazione delle donne in un contesto sindacale. Tutti possono trarre vantaggio dal benessere organizzativo che deriva da una politica di genere. Bisogna educare alla pari dignità”.

“Tutte le partecipanti sono state in gambissima, perchè hanno fatto gruppo. Le colleghe formatrici, poi, hanno fatto da trait d’union fra le giovani delegate e le dirigenti. Tra di loro, si è innescato un processo che moltiplicherà la forza delle donne”, precisa la responsabile della formazione Cgil di Roma e Lazio.

Anche Claudia Dattilo, delegata Fp Cgil e operatrice sanitaria privata in un’azienda ai Castelli Romani, ha partecipato al corso delle dirigenti donne, dopo essersi iscritta da pochi mesi al sindacato. “Sul mio posto di lavoro la presenza femminile è molto ampia. Quella del modulo formativo è stata un’esperienza bellissima, per le parti attive che ci hanno fatto fare, divisi in coppie, con giochi di ruolo in gruppo. È stato importante soprattutto per la consapevolezza personale. Ci ha fatto comprendere quanto sia basilare l’organizzazione sindacale. Sono tornata in azienda molto più ispirata e convinta delle mie capacità”.

“Nella seconda giornata del primo modulo, abbiamo parlato del cambiamento, della resilienza e di come noi donne possiamo dare, attraverso stili diversi di leadership, un contributo all’organizzazione dal nostro punto di vista. Poi ci sarà un ritorno nelle Cdl per un seminario sulla contrattazione inclusiva, dove parleremo del diverso modo di fare sindacato con una visione differente dei problemi e con tematiche più squisitamente femminili. Le donne sono agenti del cambiamento, in quanto più attente alle differenze e alle fragilità, e in tal senso possono svolgere un ruolo importantissimo. Dopo l’estate, partiremo con un ulteriore modulo dedicato alle donne dirigenti”, conclude Cossero.