Venerdì 12 ottobre è sciopero generale della scuola italiana. Studenti e docenti scenderanno in piazza in 60 città del paese, nella protesta proclamata dalla Flc Cgil per dire basta ai tagli e chiedere il rilancio degli investimenti nel settore della conoscenza. Una scuola "taglieggiata" da interventi pesantissimi, a partire dal 2008, che rialza la testa e annuncia una mobilitazione permanente. Lo ha detto stamani (9 ottobre) il segretario generale della Flc, Domenico Pantaleo, in conferenza stampa. "A scuola ricostruiamo il futuro", dice il manifesto della giornata.

Il sindacato della conoscenza ha illustrato le ragioni dello sciopero. Primo motivo: dire no a nuovi tagli che sarebbero inaccettabili. "Si vocifera di nuovi tagli, che i 200 milioni già decisi siano portati a 300: dopo i tagli da 8,5 miliardi del governo Berlusconi, ci attendevamo un'inversione di tendenza. Invece si prosegue con la stessa politica", ha spiegato Pantaleo.

La Flc chiede quindi il "rispetto del lavoro e di chi lavora". No al transito forzato del personale inidoneo nei ruoli del personale Ata, perché "ci sono altre soluzioni per i lavoratori con gravi problemi di salute". Poi c'è il contratto nazionale che non si rinnova dal 2009: fondamentale è la restituzione dei gradoni e la previsione di risorse ad hoc per pagare le prestazioni che il ministero si rifiuta di retribuire (ore eccedenti, sostituzioni ecc.).

E' anche uno sciopero per l'occupazione. La prima richiesta è un piano di stabilizzazione dei precari nelle graduatorie. "Per questo siamo contrari al concorso di Monti - ha chiarito il segretario -. Il concorso resta la modalità fondamentale di ingresso all'impiego, ma fatto in questo modo è solo inutile e costoso. Servirà a creare nuovo precariato. Noi invece sfidiamo il governo su un altro terreno: prima stabilizzi tutti i precari".

Per rilanciare la scuola servono risorse. "Bisogna tornare a fare investimenti, prima di tutto un grande progetto infrastrutturale per la messa in sicurezza degli istituti. Subito dopo occorre potenziare gli organici, per garantire la continuità lavorativa delle persone e la qualità del servizio".

Domenico Pantaleo ha criticato duramente l'operato del governo. "Ridare credibilità alla conoscenza significa cambiare radicalmente l'agenda Monti - ha affermato -. Il premier ha ridato credibilità internazionale, ma sulle politiche sociali non ha funzionato, basti vedere il tasso di disoccupazione". In generale va respinto il "modello liberista": "La scuola non si tratta come un'azienda, è diritto di cittadinanza e democrazia. Ai bambini e ragazzi dobbiamo insegnare anche l'inclusione sociale, non si può rispondere solo a logiche economiche".

Quelle dell'esecutivo, ha proseguito, "sono norme che rasentano l'idiozia: i lavoratori vengono riassegnati a ruoli per cui non hanno le professionalità. La scuola viene indebolita da misure senza senso, è un ridimensionamento fatto in fretta e pensando solo al risparmio: per questo è venuto fuori un mostro".

Venerdì il corteo di Roma partirà alle 9.30 a piazzale Esquilino. Seguirà le vie del centro della capitale, per concludersi in piazza Santi Apostoli con il comizio di Pantaleo. Il corteo degli studenti si raduna invece a piazza della Repubblica, ma poi confluirà nella manifestazione per condurre insieme la giornata. "Sarà una protesta pacifica - ha concluso Pantaleo -, faremo in modo che le manifestazioni si svolgano in modo tranquillo, isolando frange violente se ci sono. Ma questo - naturalmente - dipende anche dalla capacità di ascolto dei nostri interlocutori: il ministro Profumo non può parlare di 'bastone e carota', in questa fase bisogna accogliere il dissenso in maniera pacifica".

La protesta della scuola continua. Prossimo appuntamento il 19 ottobre, con una serata di musica e di protesta, poi il 20 ottobre studenti e professori torneranno in piazza a San Giovanni nella manifestazione nazionale della Cgil, insieme alle fabbriche colpite dalla crisi.