Rotte le trattative sul contratto integrativo di Carrefour che interessa circa 19mila lavoratori. Una tegola che si aggiunge al mancato rinnovo del contratto nazionale con Federdistribuzione (in cui la multinazionale riveste un ruolo di primo piano). “Le nostre priorità sono state sistematicamente ignorate – affermano in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dichiarando lo stato di agitazione – a partire dalla richiesta di un impegno a salvaguardare i livelli occupazionali, a mantenere l’attuale perimetro aziendale e a garantire la gestione diretta dei punti vendita”. Le tre sigle parlano di “rigidità e pretese inaccettabili dell’azienda che non ha risparmiato, fra l’altro, parole e atteggiamenti gravi e offensivi”.

Al muro contro muro si è arrivati nonostante la disponibilità degli stessi sindacati “ad assumersi la responsabilità di gestire una complicata ridefinizione dell'integrativo in considerazione della situazione di difficoltà in cui versa l’azienda da anni. Dopo avere mutato più volte e confusamente la propria posizione – si legge ancora nella nota – Carrefour non solo non ha fornito alcuna rassicurazione ma, proprio mentre si svolgeva la trattativa, procedeva alla cessione di numerosi punti vendita con ripercussioni per centinaia di lavoratrici e di lavoratori”.

Le richieste della multinazionale sulle ridefinizione della contrattazione integrativa aziendale “risultano inaccettabili sia per il numero spropositato di punti vendita per i quali l’azienda esige una sospensione (indistintamente Iper, Market ed Express), sia per gli istituti da disapplicare: salario fisso, integrazione malattia, maggiorazioni straordinarie domenicali e festive e mensa”. Accedere a questa loro proposta – affermano i sindacati del commercio – avrebbe significato di fatto sospendere l'integrativo per la quasi totalità dei dipendenti, “una richiesta pretestuosa e provocatoria”.