“In Toscana la concertazione è più viva che mai ed è stato, è e sarà lo strumento principale attraverso il quale cercare le soluzioni alla crisi e riavviare lo sviluppo. È un valore, testimoniato anche dall'articolo 48 dello Statuto regionale: alle istituzioni spetta il compito di decidere, ma attraverso il confronto con le rappresentanze sociali”. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, su questa materia calda la pensa in modo opposto a Mario Monti. E non si limita a pensare. Lo spiega a L’Unità: “Abbiamo appena siglato con Cgil, Cisl e Uil un nuovo accordo, basato su 9 punti, col quale contiamo di arrivare entro la fine di settembre a un patto per lo sviluppo che permetta alla Toscana di uscire dalla crisi e riprendere a crescere. Siamo convinti che il contributo di chi conosce i problemi e le questioni concrete sia fondamentale per individuare soluzioni condivise ed efficaci”.

E sulla spending review? “Se ci avessero consultato prima anziché agire unilateralmente avrebbe avuto dei consigli utili. Sono convinto anch'io che abbiamo davanti un ‘percorso di guerra’, però proprio per questo si devono coinvolgere le migliori energie, responsabilizzarle e cercare di chiedere a tutti quello che possono dare, secondo le proprie possibilità. Monti invece sembra andare da solo in altra direzione e così rischia di sbattere o di andare tutto a destra. In ogni caso niente di positivo per i ceti popolari e la parte più debole della società”.  Il giudizio resta dunque negativo “nell'immediato e anche per il futuro. La realtà ci dice che il decreto c'è e noi ne siamo stati informati dopo seppure sia, oltre tutto, una materia costituzionalmente convergente. Noi non vogliamo metterci dietro agli aspetti giuridici ma compartecipare allo sforzo di risanamento. Ma salvare il paese senza punti intermedi è un'impresa davvero ardua”.