Ricerca: tagli e soldi ai privati. E poi, ancora, una bozza di decreto attuativo della riforma Madia che rischia di precarizzare ancora di più un comparto in cui il lavoro stabile sembra per migliaia di giovani ormai una solo una chimera così da spingere molti di essi verso la fuga all’estero. Sono questi alcuni dei temi di cui il 17 e il 18 maggio si discuterà a Frascati, presso l’Infn (l’Istituo nazionale di fisica nucleare), nel corso dell’assemblea nazionale della organizzata dalla Flc Cgil e significativamente intitolata "Diritti al futuro per la ricerca pubblica" e a cui parteciperanno, oltre a lavoratori, ricercatori, scienziati ed esponenti politici, il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, e la segretaria confederale della Cgil Serena Sorrentino.

“I tagli, la privatizzazione e la concentrazione degli investimenti indicano un modello perdente di politiche della ricerca – spiegano alla Flc Cgil –. Autonomia, diritti e risorse stabili per il sistema, sono le uniche coordinate in grado di invertire il declino degli enti di ricerca”. 

L’ultimo caso che ha destato scalpore è stato quello che riguardato la scelta da parte del governo di lanciare in pompa magna l’istituzione nell’area ex Expo di Milano dello Human Technopole, un polo di ricerca di “eccellenza” coordinato da un soggetto totalmente privato (quell’Iit di Genova voluto da Tremonti), ma finanziato interamente dallo Stato italiano: 150 milioni l’anno per dieci anni e che ha scatenato l’indignazione di personaggi illustri come la senatrice a vita Elena Cattaneo, il fisico Giorgio Parisi e persino Giorgio Napolitano.

Un investimento senza vincoli e controlli che arriva in un quadro desolante della ricerca pubblica italiana, con la legge di stabilità che ha continuato a definanziare università (-1-1 miliardi di euro) ed enti di ricerca (con un taglio sul fondo di finanziamento ordinario di 53 milioni l’anno). E che ha riflessi anche sul personale. Rispetto a migliaia di precari, molti dei quali in servizio da più di dieci anni, si è risposto con 200 assunzioni negli enti di ricerca e 860 nelle università, mentre per lo Human Technopole è previsto l’arruolamento secco di ben 1.500 ricercatori.

Tra i temi che saranno discusso a Frascati, ci saranno anche quelli che riguardano il rinnovo del contratto, bloccato come tutti quelli dei pubblici, e l’annunciato Piano nazionale della ricerca che, al di là dell’enfasi del ministro Giannini, stanzia meno risorse di quelle previste dal governo precedente. Difficile pensare a una ricerca libera in mancanza di riconoscimento e valorizzazione professionale di chi vi opera.

Anche perché in questo quadro di crisi e di emergenza che mette sempre più in difficoltà la produttività scientifica italiana, è arrivata la bozza di decreto applicativo della delega Madia sulla semplificazione degli enti di Ricerca. “Si tratta – spiegano alla Flc Cgil – di un documento che a nostro avviso su temi fondamentali stravolge piuttosto che applicare il dispositivo di semplificazione delle attività degli enti contenuto. Propone infatti come innovazione per il sistema di reclutamento degli enti di ricerca una sintesi dei peggiori provvedimenti disposti dalla legge 240/10 per l’università, aggravata da una ulteriore torsione burocratica del ruolo dei ricercatori e tecnologi che, a nostro avviso, rischiano di allontanarsi ulteriormente dai livelli di autonomia e protagonismo decisionale che la carta europea del ricercatore sancisce”.

Per la Flc è ineludibile un investimento di carattere strutturale “che non può essere sostituito dal sostegno a eccellenze vere o presunte. Le priorità sono quindi i fondi ordinari, il reclutamento, la valorizzazione professionale e i salari. Tra l’altro, per questi obiettivi i lavoratori degli enti di ricerca sciopereranno il 20 maggio, con presidio al Miur, insieme a quelli di scuola e università.

L’obiettivo della discussione che si svolge a Frascati tra 17 e 18 maggio è quello di “costruire proposte condivise e capacità di mobilitazione diffusa, discussione pubblica, protagonismo”. Negli ultimi l’Italia ha perso oltre 10.000 ricercatori che ora lavorano all’estero. Un impoverimento generale che non si risolve certo con la politica delle eccellenze e foraggiando i privati.