La Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha comunicato alle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria il divieto alla effettuazione dello sciopero nazionale di 24 ore proclamato per il 28 novembre, a sostegno del rinnovo del contratto di lavoro dopo 7 anni di blocco. Lo rendono noto i sindacati medici, in una nota unitaria. Le organizzazioni sindacali, pertanto, ottemperando al divieto imposto dalla normativa vigente, "revocano lo sciopero del 28 novembre, riservandosi di riprogrammarlo in altra data, tenuto conto anche del cammino parlamentare degli emendamenti da loro promossi".

La motivazione addotta, spiegano i sindacati, è la "rarefazione oggettiva dovuta all'occupazione dello stesso spazio temporale fin dal mese di settembre. Prima ancora della presentazione della legge di bilancio in Parlamento". "In un Paese col fiato sospeso nell'attesa di un referendum che deciderà se cambiare o meno la Costituzione, si fa fatica ad attuarla, sia che si tratti del diritto alla salute dei cittadini sia che si tratti del diritto allo sciopero di chi lavora. Si continua ad alimentare - affermano le organizzazioni - un vuoto sociale in cui cresce quel "populismo", per tanta parte lavoro dipendente, di cui ci si accorge, con lacrime di coccodrillo, solo ad urne elettorali chiuse".

"Un disagio crescente dei medici e dirigenti sanitari ed una crisi di fiducia dei cittadini nel sistema sanitario sono in grado di condannare uno straordinario patrimonio civile e professionale a non reggere l'onda d'urto della crisi e ad essere spazzato via. Ma non si può pretendere una buona sanità - avvertono i sindacati medici - senza investire negli operatori del settore, attraverso risorse economiche adeguate e certezze contrattuali. La sostenibilità del servizio sanitario pubblico passa per la valorizzazione e la responsabilità dei suoi professionisti. Il Governo - concludono - non continui a giocare all'apprendista stregone con il loro malessere per vedere l'effetto che fa".