La mancata erogazione dei 19 euro della tranche di gennaio prevista dal rinnovo del contratto collettivo. Ma anche la validità dello stesso ccnl, che viene così pesantemente messo in discussione. Sono queste le motivazioni dello sciopero generale di otto ore dei 140 mila lavoratori della gomma-plastica (circa 5.500 aziende, per la maggior parte di dimensione piccola e media), indetto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil per lunedì 15 gennaio. Lo stop (che si accompagna al blocco di tutte le flessibilità organizzative e degli straordinari) vedrà anche una manifestazione nazionale a Milano, sotto la sede della Federazione delle imprese del settore (in via San Vittore 36).

Uno “scontro cercato e voluto da Confindustria” spiegano i segretari generali Emilio Miceli (Filctem), Nora Garofalo (Femca) e Paolo Pirani (Uiltec), lanciando il pacchetto di 16 ore complessive di stop (le altre otto si terranno a livello territoriale entro la fine di gennaio). “L'interpretazione della Federazione Gomma-plastica dell'articolo 70 del contratto è un'espropriazione del differenziale, non un accordo, e un'espropriazione non è accettabile”. L’articolo 70 è la norma sugli “scostamenti inflattivi” per l'adeguamento degli stipendi, che gli industriali, appunto, non intendono riconoscere.

“La Federazione della gomma-plastica, con la sua chiusura al confronto sulle verifiche inflattive, pensa di cambiare la natura del contratto stesso per assecondare Confindustria e ricondurre l’insieme dei contratti dell’industria sotto l’influenza del ccnl dei metalmeccanici” spiega Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil. “In viale dell’Astronomia – aggiunge – immaginano di alleggerire il contratto nazionale e di cambiarne le radici unificandolo: un minimo salariale per tutti, legandolo esclusivamente all’inflazione, in un momento in cui l’inflazione è nulla. L’aumento salariale non è fatto solo d’inflazione, non è automatico e va negoziato”.

Filctem, Femca e Uiltec stigmatizzano il comportamento delle imprese, che non si sono rese disponibili “a individuare una soluzione, bocciando le ipotesi emerse nelle precedenti riunioni e non formulandone altre per consentire la prosecuzione del confronto”. I sindacati ribadiscono “la validità e la percorribilità immediata di soluzioni individuate da altri settori che hanno risolto il problema, confermando la validità del modello adottato in fase di rinnovo”. L’interesse delle aziende e della Federazione che le rappresenta, spiegano, è solo quello “di far scomparire nel nulla una parte degli incrementi economici concordati nel rinnovo del contratto”. Una posizione “incomprensibile e inaccettabile – aggiungono i sindacati – che determina una rottura gravissima del quadro di relazioni industriali e pregiudica seriamente il futuro anche in vista dei prossimi rinnovi contrattuali”.