“Siamo già presenti ogni giorno nelle campagne, ma stavolta ci faremo sentire ancora di più. Con le trombe, le bandiere e con tutti mezzi che abbiamo a disposizione gireremo per la provincia di Foggia e andremo a parlare con tutti, lavoratori e aziende. Il nostro nemico sono i caporali”. A parlare è il segretario nazionale della Flai, Salvatore Lo Balbo, che ci racconta quanto accadrà nella Capitanata dal 2 al 12 agosto durante la mobilitazione voluta dalla sigla di categoria per accendere i riflettori sul ‘mercato delle braccia’. Periodo scelto non a caso, visto che in questa stagione lo sfruttamento raggiunge il proprio apice con la raccolta del pomodoro.

Rassegna La vostra iniziativa s’intitola “Oro rosso, dal reality alla realtà”. Che significa?

Lo Balbo
Forse gli italiani pensano che siamo in un reality show, ma qui c’è una realtà drammatica che va denunciata con forza. Il caporalato, la schiavizzazione e la paura, la dignità calpestata e le condizione brutali più volte descritte, ahimé, sono la norma. Oltretutto stiamo parlando di un settore importante della nostra economia, cioè il pomodoro, simbolo d’italianità ma prodotto con il
sudore e lo sfruttamento. La nostra mobilitazione non è innovativa nel metodo, perché nelle campagne ci siamo da sempre, da Di Vittorio in poi. Ma in questi dieci giorni ci saranno anche dibattiti in piazza e coinvolgeremo tutti, dal mondo delle istituzioni a quello dei giornali e della cultura.

Rassegna
Puoi disegnarci un quadro complessivo del lavoro agricolo in Italia?

Lo Balbo In tutto il paese i braccianti superano abbondantemente il milione di persone. Secondo i nostri calcoli, però, nel Centro-Sud quattro giornate lavorative ogni dieci sono totalmente al nero. E sulla paga media sappiamo che gli italiani guadagnano all’incirca 40-45 euro al giorno per 7 ore, mentre chi non è nato nel nostro paese lavora 10-12 ore e viaggia tra i 20 e i 30 euro. Qui c’è anche una contraddizione anacronistica: suonerà strano, ma le braccia dell’uomo, in agricoltura, fanno ancora concorrenza alle macchine. Non in zone come l’Emilia-Romagna, ma in Puglia certamente sì: qui sono ancora gli uomini a raccogliere i pomodori e molte aziende non rispettano i contratti. Non è un’arretratezza politica, si tratta piuttosto di imprese che continuano a puntare sulle braccia, soprattutto quelle dei non italiani, anziché sulla tecnologia.

Rassegna Cosa chiedete all’esecutivo e alle parti datoriali?

Lo Balbo I clandestini, così come vengono definiti da alcuni esponenti del governo, lavorano nelle campagne e vanno regolarizzati esattamente come le badanti. Su questo non siamo disposti a discutere. Alle controparti private, a partire da Confagricoltura, chiediamo invece una parola chiara contro la criminalità organizzata: devono espellere dalle loro organizzazioni chi è complice dei caporali o si rivolge a loro. Anche se, lo voglio ricordare, non tutti i datori sfruttano, anzi. È noto che molti sono vittime del caporale che impone la propria manodopera col supporto della criminalità organizzata. Anche a loro è rivolta la nostra iniziativa. Vogliamo che il consumatore finale abbia una certezza: la passata di pomodoro che compra al supermercato deve arrivare dal lavoro legale.