“Ha veramente molto poco da annunciare il ministro Lupi quando afferma che garantirà i collegamenti veloci nello Stretto. Affidare a RFI, sia pure in dialogo con lo stesso ministero, la definizione di un progetto, in attesa del bando per i servizi che scadranno il 31 dicembre, significa al di là dell'enfasi due cose: che i soldi del bando ancora non ci sono e che il governo utilizza un'azienda di sua proprietà per camuffare una ennesima ed illegale proroga”, incalzano Cgil, Cisl e Uil di Messina.

“Certo – proseguono - questa furbata farà si che anche il 1 gennaio qualche battello lo troveremo ancora ma, visto che appunto i soldi del bando ancora non ci sono è logico prevedere che anche i collegamenti saranno ridotti nella frequenza e soprattutto nell'impiego dei mezzi, dato che Bluferries, la società di RFI, non ha i monocarena sufficienti per garantire i collegamenti con Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Scarse risorse, servizi ridotti e probabili decine di licenziamenti, ovvero quelli dei dipendenti di Ustica Lines, l'altra società che componeva Metromare, e che tagliata così fuori dalla furbata di Lupi cesserà il servizio in proroga per Reggio Calabria il prossimo 31 dicembre. Se questo è ciò che si profila i boat people dello Stretto, ed anche i lavoratori, hanno poco da stare allegri. Bluferries tra l'altro suscita più di un timore. Quando gli è stato impedito di imbarcare i tir la società pubblica non ha perso un attimo a ricordare a tutti che ragiona come un'azienda privata e, visto che i guadagni si riducevano, si spostò a Tremestieri sbarcando il personale. Senza contare che ad oggi è l'unica azienda di FS a non applicare regolarmente il ccnl ed a retribuire meno i dipendenti. Sicilia e Calabria quindi trattate ancora come l'ultimo territorio dell'impero e Messina, città dove hanno da sempre sede questi servizi, continuamente snobbata e costretta da spettatrice ad assistere ed a subire scelte decise da altri e fatte passare per condivise. Lupi non può pensare però di liquidare così un problema vitale per la collettività che interessa  in uguale misura il diritto alla mobilità così come il lavoro e l'occupazione. Se la classe politica ed amministrativa di questa città non è finora stata all'altezza di difendere le prerogative di Messina, imponendo un progetto organico su tutto il sistema dei trasporti cui cercare alleanze per incalzare il Governo, ciò non deve essere scambiato per avallo o peggio per rassegnazione, perché dietro vi è pur sempre la rabbia e la determinazione di una intera collettività che stanca di subire invoca i propri diritti”.

“Quella furbata – evidenziano Cgil, Cisl e Uil - é un palliativo che tra l'altro crea danni. Lupi convochi così come abbiamo chiesto le parti, assegni le risorse ed individui soluzioni per evitare i licenziamenti e garantire e migliorare davvero i servizi, ma tutti. Treni non ce ne sono, Tremestieri continua a insabbiarsi e le politiche  sui tir si sono rivelate fallimentari. Senza risorse e senza un progetto che definisca un nuovo sistema che tenga tutto insieme Messina continuerà comunque a patire i disagi”.