Medici, veterinari, dirigenti sanitari giovedì 17 novembre in piazza a Roma per chiedere “un contratto di lavoro che garantisca dignità professionale e qualità dei servizi sanitari ai cittadini, per la stabilizzazione del precariato e della nuova occupazione”. L’appuntamento, convocato dall’intersindacale medica (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil Medici e Dirigenti, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Fpl Medici) è alle ore 11 in piazza Monte Citorio. In contemporanea, presso l'Hotel Nazionale (nella stessa piazza e nello stesso orario) i segretari nazionali dei diversi sindacati presenteranno alla stampa le ragioni della protesta, che, se non dovessero arrivare risposte entro breve tempo, potrebbe sfociare in uno sciopero di 24 ore. Per lunedì 21 novembre, infine, sono previste assemblee di quattro ore in tutti i luoghi di lavoro.

“I sette anni di stop sul contratto, condivisi con il resto del pubblico impiego, sono stati accompagnati da un taglio pesantissimo delle risorse accessorie, che servono a valorizzare il merito professionale e retribuire il disagio di un lavoro che non conosce soste e coinvolge il personale, che ha l'età media più alta del mondo, nelle ore notturne anche al di là dei 65 anni di età” spiegano i sindacati in una nota, ricordando le risorse incerte assegnate dalla Legge di bilancio 2017 al contratto dei dipendenti dello Stato, con un possibile “incremento medio inferiore a 80 euro lordi al mese, a regime nel 2018”.

L’intersindacale medica ritiene fondamentale “non solo assicurare finanziamenti idonei a frenare il progressivo impoverimento delle retribuzioni e la dilagante demotivazione professionale, ma intervenire anche con misure che rendano disponibili risorse già presenti nelle realtà aziendali, lascito dei precedenti contratti, per valorizzare il merito, retribuire il disagio, incentivare la produttività, finanziare le innovazioni organizzative e gestionali indispensabili a reggere la sfida della sicurezza e della qualità dei Livelli essenziali di assistenza vecchi e nuovi”.

A governo e Parlamento i sindacati chiedono anzitutto di “garantire l'estensione anche alla sanità dei benefici concessi a 24 milioni di lavoratori privati dalla defiscalizzazione della produttività, elemento che potrebbe essere finalizzato a un piano nazionale per l'abbattimento delle liste di attesa”. L’intersindacale ritiene anche opportuno “estendere al settore pubblico i benefici del welfare aziendale, con la possibilità di contributi alla previdenza integrativa e, per le donne, di strumenti con i quali meglio conciliare vita e lavoro”.

Occorre inoltre “attribuire al trattamento accessorio del personale dipendente, il cui taglio ha colpito quella parte del salario che remunera la produttività, il merito e il lavoro flessibile e disagiato, nonché l'incremento dei carichi di lavoro, le risorse derivanti dalla riduzione del numero di Unità operative complesse e semplici”. Per l’intersindacale è prioritario pure “evitare il congelamento al 2015 delle risorse destinate al trattamento accessorio della dirigenza medica e sanitaria esclusa dal ruolo unico della dirigenza del pubblico impiego” e “determinare i fondi contrattuali, a decorrere dal 1 gennaio 2017, secondo le previsioni dell'ultimo contratto collettivo nazionale del 2009, ripristinandone i meccanismi”.