“L'Eni ha deciso di cambiare natura, missione, obiettivi, e questo sulla base di un sostanziale disimpegno nel paese. Ecco i motivi dello sciopero del 13 maggio prossimo”. A dirlo è il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli, intervenuto oggi (lunedì 9 maggio) alla trasmissione “Italia Parla” di RadioArticolo1, commentando la quarta astensione dal lavoro dichiarata assieme a Femca Cisl e Uiltec Uil dei dipendenti del colosso energetico. “Secondo il management – aggiunge – in questo modo avremo un'azienda più ricca e più forte, in grado di stare meglio sul mercato dell'oil and gas. Ma sicuramente non avremo più un’Eni italiana, o comunque avremo soltanto qualche funzione di supporto”. 

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Il piano dell’Ente nazionale idrocarburi, spiega Miceli, è orientato alla “concentrazione sui mercati internazionali” e alla cessione della chimica “al Fondo Sk Capital: un fondo piccolo, con sede nei paradisi fiscali, non in grado di offrire sufficienti garanzie per i necessari investimenti. Un’operazione sbagliata, che temo ci porti a perdere questa fondamentale infrastruttura industriale”. Il segretario della Filctem Cgil ricorda di aver conosciuto “tanti soggetti, manager, società, che sono venuti armati di buoni propositi e hanno lasciato lacrime e sangue. Vorremmo evitare che anche la chimica italiana posso fare la stessa fine”. 

Emilio Miceli contesta anche il sostanziale disinteresse del governo. “Trovo davvero sorprendente che l’esecutivo lasci fare all'Eni, quello che decide l'Eni va bene anche per loro”, spiega l’esponente sindacale: “Il governo ha invece il dovere di discutere con tutti, di capire di più, non può fidarsi soltanto del management. Prevale l’idea, insomma, che la politica in Italia debba essere fatta dai governi e dalle imprese, ma è un'idea estremista e sbagliata”. L’esecutivo dovrebbe ascoltare “le nostre ragioni, invece di presidiare esclusivamente le ipotesi e le prospettive indicate dal management”. 

Tra i lavoratori dell’Ente prevalgono “rabbia e sconforto, e questo non fa bene alla salute dell'azienda e alla motivazione dei lavoratori. L'Eni è un'azienda che sta nella modernità: avere dipendenti che non sono convinti della strada intrapresa dovrebbe rappresentare un problema per chi la dirige, a partire dall'azionista di maggioranza, che è appunto il governo”. Il segretario Filctem Cgil, in conclusione, torna sulla questione della chimica, ricordando quanto sia “necessario per le imprese avere vicino la chimica di base, invece di doverla importare dalla Cina o dai paesi del Sud-Est asiatico” e quanto sia “sbagliato cancellare intere filiere che hanno reso forte tutta l’area centro-settentrionale e anche una parte del Mezzogiorno d’Italia, perché questo significa sguarnire e indebolire il paese”.