La violenza sulle donne in Italia non è solo un'emergenza ma cronaca quotidiana, anche per questo la Cgil scenderà in piazza sabato 30 settembre in tutto il Paese. La responsabile delle Politiche di genere, Loredana Taddei, a RadioArticolo1 nella trasmissione Italia Parla illustra le ragioni della mobilitazione.

 

"Sono molte le parole a cui è stato tolto il senso - spiega la sindacalista -, basti vedere i decaloghi che girano sui social media, dove viene consigliato alle donne un certo tipo di comportamento. È come se il problema fosse della componente femminile: al contrario sono i maschi i responsabili di stupri e femminicidi. Invece si continua a consigliare alle donne come si devono vestire, a che ora rientrare a casa, quali luoghi frequentare: è segno di un'arretratezza insopportabile, sarebbe ridicolo se non fosse tragico".

Il tentativo, insomma, è di far ricadere sulle spalle delle donne la violenza che subiscono. "È assolutamente grottesco e ipocrita - per Taddei -, esattamente come dire che in Italia i femminicidi non sono in aumento. In media viene uccisa una donna ogni due giorni, in questo dato non c'è niente di rassicurante. Nel mese scorso il dossier del Viminale parlava di 2.438 stupri denunciati, senza contare che anche in questa sfera c'è una vasta quantità di sommerso, si stima che solo il 7% venga alla luce. Purtroppo non è un'emergenza - quindi - ma una situazione strutturale".

Scendere in piazza per il sindacato è una scelta dovuta. "Abbiamo sentito questa urgenza dentro di noi - afferma -, la necessità di far sentire la nostra voce. È in gioco la libertà delle donne, per questo ci mobilitiamo per due giorni, il 28 e 30 settembre. Il 28 per il diritto all'aborto sicuro, il 30 per la libertà di noi tutte. Ci prendiamo due date per dare una grande prova di vitalità, forza e coraggio, per reagire a una situazione sempre più drammatica e triste".

Intorno a questa iniziativa la confederazione ha raccolto un ampio consenso. "Evidentemente abbiamo colto un sentimento di rabbia condiviso - riflette Taddei -, di dolore e urgenza di farci sentire. Raramente ho assistito a tante adesioni spontanee come in questo caso: molte donne ci hanno ringraziato, hanno detto che ce n'era bisogno, hanno firmato l'appello. Tra queste ci sono Bianca Berlinguer, Chiara Saraceno, Gabriella Carnieri Moscatelli, la presidenza del Telefono rosa, Maria Cecilia Guerra e molte altre".

L'appello del sindacato contiene una denuncia, ma anche una serie richieste: "La convenzione di Istanbul è stata approvata ma non viene applicata, bisogna cancellare la depenalizzazione dello stalking, va costruita la cultura del rispetto di genere a partire dalle scuole, servono le risorse necessarie per finanziare i centri antiviolenza. Infine - conclude - per le donne vittime di violenza occorre prevedere adeguati percorsi di sostegno".

LEGGI ANCHE
"Riprendiamoci la libertà"
​Flai: il 30 tutte in piazza