(Labitalia) - Potrebbe essere colpa della crisi. O la conseguenza, più in particolare, di accordi sindacali di fine anno e della messa in mobilità di personale da parte di medie e grandi imprese. Ma c'è chi chiama in causa la riforma del lavoro targata Fornero. Fatto sta che alcuni centri per l'impiego, alla riapertura dopo Capodanno, hanno visto aumentare improvvisamente e in modo consistente il flusso dei propri utenti.

E' il caso di quelli gestiti dalla Provincia di Torino. Da mercoledì 2 gennaio, infatti, si sono verificate lunghe code sin dalle prime ore della mattina agli sportelli di Torino, in via Bologna e in via Castelgomberto, ma anche in quelli di piccoli centri sul territorio provinciale, come rileva la Provincia. Tanto che qualcuno suggerisce di sopperire al super-lavoro di questi giorni offrendo un'occasione di impiego da parte di chi lo fa per missione istituzionale.

"La riforma del mercato del lavoro, conosciuta come riforma Fornero, ha aumentato le funzioni che i centri per l'impiego devono svolgere - spiega l'assessore provinciale al Lavoro di Torino, Carlo Chiama - come ad esempio la certificazione delle dimissioni volontarie dei dipendenti subordinati e lo ha fatto proprio nello stesso momento in cui la spending review ha tagliato di 26 milioni di euro il budget della Provincia di Torino, aggravando il patto di stabilità e rendendo impossibile il turn over del personale, addirittura la possibilità di servirsi transitoriamente di lavoratori a tempo determinato".

Nel 2012, gli utenti che si sono registrati allo stato di disoccupazione nel territorio provinciale di Torino sono stati più di 50 mila, in crescita rispetto all'anno precedente, ma i contatti agli sportelli dei centri per l'impiego per le diverse attività sono stati almeno il triplo. La Provincia di Torino gestisce tredici centri per l'impiego per tutto il territorio e vi lavorano 200 impiegati.

"Ci aspettavamo che all'inizio dell'anno ci fosse un incremento del flusso perchè comunque anche in questo settore c'è un fenomeno ciclico - spiega ancora l'assessore Chiama - ma la dimensione dell'incremento è stata decisamente superiore alle aspettative".

"Molte le ragioni, tutte connesse - precisa - alla dimensione della crisi economica e alla riforma Fornero: di certo, una di queste è la concomitanza della messa in mobilità di personale proveniente da medie e grandi imprese, anche in seguito ad accordo sindacale, nell'ultimo periodo utile prima dell'entrata in vigore della fase transitoria della riforma degli ammortizzatori sociali".

E la Provincia di Torino, dopo il primo giorno di code inattese, si sta attrezzando per far fronte alle richieste dell'utenza: da questa mattina, è stato incrementato il personale per accogliere il flusso, consegnare il numero di attesa e gestire le domande oltre che le lamentele.

"Qualche utente ci ha scritto suggerendo di utilizzare anche i lavoratori in mobilità, in cassa integrazione o disoccupati per aiutare il personale della Provincia nello svolgimento del proprio compito - aggiunge l'assessore Chiama - ma questa ipotesi, che abbiamo valutato anche in passato, purtroppo non è di facile applicazione e non può essere gestita solamente da noi che siamo un ente impossibilitato a svolgere attività a carattere sociale, come i cantieri di lavoro o i lavori di pubblica utilità come fanno invece i Comuni".