Torna a Potenza “Laboratorio Sud”, il viaggio della Cgil tra le regioni del Mezzogiorno per mettere in campo una strategia che coinvolga tutti i livelli istituzionali. All’incontro, che si è svolto a Potenza con tutti i gruppi dirigenti dell’organizzazione sindacale lucano, oltre al segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, hanno partecipato la segretaria nazionale Gianna Fracassi e Jacopo Dionisio, del dipartimento economico della Cgil

“I masterplan e i patti per il sud non stanno partendo con la velocità necessaria – ha detto Gianna Fracassi - siamo a un livello di spesa molto basso. Pensiamo, inoltre, che le misure del decreto sud non siano sufficienti. Bene l’introduzione delle zone economiche speciali, come avevamo chiesto, va meno bene se queste zone economiche speciali prevedono una governance che non vede la partecipazione dei territori e delle parti sociali. Tema centrale è l’occupazione giovanile".

"Non ci sembra - ha aggiunto Fracassi - che il meccanismo degli sgravi, già provato negli anni del Jobs Act e in questo primo scorcio del 2017, ci dia dei risultati che consentano di dire che siamo in una fase di superamento della disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno. Occorre che lo Stato torni a governare alcuni processi economici e ponga le condizioni per un grande piano straordinario per l’occupazione dei giovani al sud, tradotto in investimenti, idee e governo".

Sulle risorse Fracassi ha parlato di "ritardi su tutti i territori del sud", dovuti a responsabilità multiple: mancanza di progettazione, "in quanto per gran parte delle risorse deve ancora essere avviato l’iter della progettazione", lentezze burocratiche, mancanza dello svolgimento del titolo presente nel patto.

"Nonostante le critiche al masterplan, come la necessità di una intesa più larga specialmente dal punto di vista delle relazioni tra regioni, riteniamo che se queste risorse ci sono è un dovere spenderle tutte e spenderle bene - ha concluso Fracassi - Si tratta di 38 miliardi di euro che potrebbero essere utili e importanti, se non li disperdiamo in tanti rivoli. Riteniamo vadano accorpati in grandi obiettivi strategici: infrastrutture, su cui è necessario aprire una vertenza, desertificazione industriale e manutenzione del territorio, soprattutto delle aree interne del paese, la cui valorizzazione e messa in sicurezza passa attraverso un grande piano che metta in campo queste due azioni”.

Ha aggiunto Angelo Summa: “La Basilicata ha sottoscritto un patto di 3 miliardi e 800 milioni, dei quali sono disponibili un miliardo e mezzo, mentre 562 sono i milioni già assegnati. In questa fase di incertezza politica il sindacato ha il compito di continuare a esercitare una funzione di monitoraggio rispetto alle risorse che stanno in capo alla programmazione per provare a indirizzarle meglio ed evitare gli errori del passato. In Basilicata, così come in molte altre regioni, siamo solo al 15% dell’attuazione dei programmi. Nel patto per la Basilicata, inoltre, mancano pezzi importanti del sistema economico e produttivo della nostra regione, come per esempio le bonifiche e l’istruzione, a partire dalla legge al diritto allo studio. La legge regionale è ferma al ‘78 e assegna alla nostra università pochi milioni di euro. Le difficoltà delle università del mezzogiorno derivano non solo dalla qualità del sistema universitario, ma sono legate anche ai servizi che le università offrono e alle borse di studio, spesso più convenienti al nord”.

In generale, nel mezzogiorno “non si può parlare di ripresa – ha concluso Jacopo Dionisio – in quanto siamo ancora in presenza di un divario profondo che necessita di politiche nazionali diverse, non più improntate solo sull’impresa ma sugli investimenti pubblici diretti, sulla manutenzione del territorio, sull’occupazione e sull’innovazione. È necessario che anche le programmazioni europee abbiano un’accelerata”.