Gli oltre 50 mila lavoratori e lavoratrici della ristorazione collettiva (parte speciale del contratto nazionale del turismo scaduto ormai da 32 mesi) sono ancora in attesa del contratto ed è per questo che le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno proclamato uno sciopero nazionale per il 5 febbraio per l’intera giornata lavorativa con manifestazioni da svolgersi a livello territoriale. Occupati principalmente nella refezione in appalto di asili nido, scuole, ospedali, case di riposo, mense aziendali e intraziendali, le lavoratrici e i lavoratori della ristorazione collettiva, sono per la maggior parte donne a part time con poche decine di ore alla settimana di lavoro e spesso con diversi mesi all’anno di sospensione lavorativa; e con il loro contributo, assicurano non solo un pasto, ma anche la salute delle persone.

Fin dall’avvio delle trattative, si legge in una nota sindacale, il settore della ha scontato grandi difficoltà per la divisione delle compagini datoriali. Nonostante ciò le organizzazioni sindacali di categoria hanno affrontato il negoziato con tutte le associazioni datoriali che rappresentano le imprese del settore, anche se non firmatarie del contratto, dimostrando grande senso di responsabilità al fine di dare la massima copertura contrattuale agli addetti del settore. E’ il caso di Angem e Aci servizi ed utilities, con le quali il confronto nel corso del tempo si è sviluppato per cercare di raggiungere un’intesa, fino all’interruzione della trattativa intervenuta nell’ultimo incontro del 2 dicembre 2015, mentre, con le altre associazioni, già firmatarie del contratto nazionale le trattative si sono interrotte da molto tempo.

In tempi diversi, continua la nota stampa, le parti datoriali, anche se divise tra loro, hanno avanzato alle organizzazioni sindacali le medesime richieste: una riduzione del costo del lavoro, la revisione in peggio della clausola sociale nei cambi di appalto, un abbassamento delle tutele collettive e individuali, aumenti retributivi irrisori. Proposte inaccettabili per le organizzazioni sindacali perché, come dichiarato dai sindacati “intervenire sugli istituti contrattuali nei termini proposti delle associazioni datoriali porterebbe ad un ingiustificato arretramento della condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, già fortemente colpiti dalle difficoltà degli ultimi anni”.