Dovevano rientrare al lavoro venerdì 1° dicembre, ma hanno trovato chiusi i cancelli dell’azienda. Sono i 191 dipendenti della ex Om Carrelli Elevatori di Modugno (Bari), passati alla subentrante Tua Autoworks per produrre un’innovativa auto elettrica, che ormai da sei anni e mezzo vivono nell’incertezza del proprio futuro. E tra poco più di due settimane, precisamente il 22 dicembre, scadrà anche la cassa integrazione in deroga. Per oggi (lunedì 4 dicembre) Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno organizzato una manifestazione di protesta, con un presidio davanti alla fabbrica.  

Una vertenza che ha inizio nel lontano 5 luglio 2011, ossia da quando l'Om (azienda del gruppo Kion) interrompe la produzione di carrelli industriali, spostando l'attività in Germania. Da allora diversi progetti si sono succeduti, ma tutti senza successo. “A tutt'oggi non c'è purtroppo una soluzione concreta e definitiva della vertenza” spiegano i sindacati, ricordando che “con i verbali d'intesa del 3 agosto scorso fra Regione Puglia, Tua Autoworks e sindacati, dal 1° dicembre i lavoratori ex Om sarebbero dovuti essere al lavoro per svolgere attività di manutenzione, formazione o produzione, cosa non avvenuta”.

Il programma di riconversione industriale dell’impianto di Modugno, denominato “Ambra”, si è quindi bloccato. Un progetto sottoscritto nel dicembre 2016 presso il ministero dello Sviluppo economico, del valore di 48 milioni di euro (di cui gran parte a carico delle istituzioni pubbliche), che coinvolgeva Regione Puglia, Invitalia e Comune di Modugno, orientato alla produzione di una minicar elettrica, il cui prototipo fu presentato alla Fiera del Levante del 9 settembre scorso. E c’è di più: la società che ha preso in gestione il sito produttivo, ossia la Tua Industries (proprietà del fondo d’investimenti statunitense Lcv), è stata messa in liquidazione volontaria a causa di una grave crisi di liquidità.

Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil sottolineano “l’ennesimo fallimento dei tentativi di reindustrializzazione”, già avvenuti con le aziende Saltalamacchia, Frazer-Nash, Q-Bell e Bluetec: “Tutte operazioni che hanno visto il coinvolgimento delle istituzioni ai massimi livelli, ma purtroppo infruttuose nonostante gli impegni sottoscritti”. I sindacati, dunque, richiamano le istituzioni “al dovere morale di fare ogni sforzo possibile per chiudere positivamente una vertenza che è una ferita aperta per quei lavoratori in cerca di nuova occupazione, ma anche del territorio e della società barese”.