La Cgil ha ricordato oggi Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina, ucciso 70 anni fa. La commemorazione, con la deposizione di una corona d'alloro nella villetta col cippo e la targa a lui intestata, è avvenuta alla presenza della figlia Antonella, dell'assessore Giusto Catania, del mondo dell'associazionismo, Anpi, Libera, Arci e di tutta la Cgil.

“Azoti è stato un punto di riferimento per la storia del movimento sindacale siciliano e nazionale – ha detto il segretario generale Cgil, Enzo Campo, ricordandone la figura - Era un lavoratore, un bracciante, che lottava assieme ai contadini del suo paese per la giusta divisione del prodotto agricolo. Era un dirigente che aggregava intorno a sè centinaia di lavoratori, che lottavano per una paga giusta e contro il latifondo, assai diffuso in quelle zone. Una persona alla testa di un movimento che cercava di restituire a tutti la dignità del lavoro. La mafia riconobbe in lui un rivale, che poteva mettere in discussione il nuovo blocco sociale che si andava formando con la Dc e il partito liberale. Con le sue iniziative, Azoti diventò il pericolo numero uno. Fu ucciso con cinque colpi di pistola alle spalle e morì due giorni dopo, a 47 anni, lasciando due figli piccoli”.

Per la Cgil, è importante ricordare i suoi martiri. Spiega Campo: “Non erano solo i dirigenti sindacali che lottavano per la dignità delle persone, per il lavoro, la giustizia, la libertà. Sono stati i partigiani che hanno costruito la democrazia in Italia. Oggi stiamo cercando di ridare onore ai nostri dirigenti uccisi, perché allora venivano denigrati e le famiglie lasciate sole a subire la vergogna. Omicidi derubricati come delitti fisiologici, scaturiti da interessi personali o liti, se non ritenuti delitti passionali. Così i nostri dirigenti venivano uccisi due volte. Oggi stiamo togliendo il manto dell'oblio che ha coperto tanti nostri sindacalisti, trucidati dalla criminalità organizzata. Stiamo riscoprendo figure che sono state dimenticate anche dalla famiglia della Cgil, facendo autocritica. Stiamo togliendo il velo a quella che è stata la migliore memoria d'Italia”.

Azoti lottava per il lavoro, tema centrale per la provincia di Palermo; da qui l'attualità del ricordo. “Da noi, il lavoro mancava 70 anni fa e manca ancora oggi. Da queste lotte del dopoguerra prendiamo lo spunto per la nostra battaglia sui diritti universali dei lavoratori – ha concluso io dirigente sindacale –. La mafia non può uccidere la memoria. Noi siamo più forti. Se non ci fossero stati questi contadini, che a mani nude affrontavano i mafiosi, se non ci fosse stato un uomo come Pio La Torre, che ha teorizzato e dimostrato che la mafia si può sconfiggere, non ci sarebbe stato il movimento antimafia degli anni '80 e '90, che viene da molto lontano, dai nostri dirigenti sindacali uccisi”.

“La figura di mio padre – ha detto la figlia Antonella Azoti, che oggi alle 17 presenta la nuova edizione del suo libro 'A testa alta', presso la Bottega della legalità di piazza Castelnuovo – è rimasta nel buio per 46 anni, in cui io e la mia famiglia siamo rimasti soli a scalare le montagne, alla ricerca di una normalità mai raggiungibile. Ho avuto la forza di rivendicare la sua morte solo a un mese dalla strage di Falcone, nel corso di una commemorazione davanti all'albero di via Notarbartolo, dove presi il microfono e gridai: la mafia non uccide solo adesso, ha ucciso anche mio padre Nicolò, il 21 dicembre 1946, e prima e dopo di lui ha assassinato tanti altri sindacalisti, che lottavano insieme ai contadini per la libertà e la democrazia in Sicilia”.

“La memoria condivisa – ha aggiunto Dino Paternostro, responsabile legalità Cgil Palermo – è da stimolo per l'azione sindacale. Nel nostro calendario della memoria dei sindacalisti uccisi stiamo riportando alla luce anche le storie di tanti personaggi sconosciuti, per dare un volto a ognuno dei nomi di tutti quei sindacalisti che fanno parte dell'elenco delle vittime della mafia, approvato dall'Ars nel 1991. Da poco, abbiamo riscoperto la storia di Giuseppe Puntarello e siamo riusciti a metterci in contatto con la figlia che ha 90 anni”. Ha concluso l'iniziativa il segretario della Funzione Pubblica, Filippo Romeo, con un'articolata ricostruzione del periodo storico. “Oggi – ha detto il sindacalista –ci sono molte similitudini con quelle lotte. C'è un valore, a noi rimasto caro, che è quello del lavoro. Valore fondante di quella Costituzione che noi difendiamo e che Azoti non poté conoscere”.