Tanti giovani in piazza. Tanti davvero. Gli studenti davanti e poi i giovani lavoratori, i delegati, gli attivisti, i precari sparsi nei due cortei, nelle delegazioni provenienti da ogni regione, dietro gli striscioni dei loro luoghi di lavoro o delle categorie della Cgil. Una manifestazione che aveva tra gli altri, anche quest’obiettivo. Dar voce a un mondo del lavoro diverso da quello descritto quotidianamente dalle uscite del premier. Un mondo in cui i giovani sono i più esposti, con le loro rabbie e le loro impotenze, le loro frustrazioni e le loro speranze, in un paese in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto tassi impensabili prima della crisi e in cui il lavoro che manca è diventato il primo problema. Una manifestazione che gli stessi giovani della Cgil hanno promosso con una nuova campagna, lanciata nelle scorse settimane attraverso un sito, www.xtutti.org, e un video (la “Jobs Car”), e rilanciata in una piazza San Giovanni gremita attraverso un flash mob che ha visto protagonisti più di 200 regazze e ragazzi, che hanno composto con il proprio corpo la scritta “XTutti” sul prato della piazza.

“È lo slogan della nostra campagna,
perché quello che vogliamo è l’estensione dei diritti e delle tutele a tutti, anche a chi oggi non ne ha – spiega Andrea Brunetti, responsabile dei giovani della Cgil –. ‘XTutti’ ci ha portato alla manifestazione del 25 ottobre, ma andrà oltre e sarà la nostra parola chiave e la nostra sfida al governo fino all'approvazione defintiva di tutti i decreti inerenti al Jobs Act. Lo scopo è quello di promuovere le nostre proposte, provando a informare i nostri coetanei in merito alle tematiche che li riguardano e che sono all'interno della legge delega sul lavoro”.

Per questo scopo sul sito xtutti.org risaltano le 6 richieste della campagna: un contratto per tutti (“il contratto a tutele crescenti deve eliminare tutti i contratti precari”); indennità di disoccupazione universale per i precari che perdono il lavoro; il diritto per tutti di eleggere propri rappresentanti ed essere eletti nei luoghi di lavoro, quale che sia la tipologia di contratto; il diritto alla maternità e alla paternità, a prescindere – anche qui – dal tipo di contratto; un'attenzione particolare al mondo del lavoro autonomo con il necessario contrasto allo sfruttamento determinato dalle false partite Iva, e la richiesta di estensione di diritti e tutele come la maternità, la malattia e il sostegno al reddito per quel che concerne il lavoro autonomo vero; un piano straordinario di investimenti sui beni comuni, sull’innovazione e sul lavoro qualificato per la creazione immediata di posti di lavoro.

In merito al Jobs Act, i giovani della Cgil sostengono che il testo ha come primo problema quello di lasciare troppi margini al governo per  fare quello che vuole. “Il contratto a tutele crescenti – dicono – può avere un senso solo se viene cancellata la giungla dei contratti precari esistenti, se si mette in campo un forte contrasto in primis al lavoro nero e una lotta senza pari all'abuso delle false partite Iva e all'uso dei voucher (che il governo vuole estendere), all'utilizzo degli stage come lavoro sottopagato (in Italia da un anno a questa parte esistono in merito importanti leggi regionali, anche grazie alle nostre battaglie)”.

“Questo contratto per ora – sottolinea Brunetti – sostituirà soltanto quello a tempo indeterminato. Chi ci garantisce che prenderà il posto degli altri contratti atipici come i Co.co.pro o l'associazione in partecipazione? E poi quali sono e in cosa consistono questi step che garantiscono una crescita delle tutele? La verità che emerge è che i nuovi assunti potranno essere licenziati senza un reale motivo per i primi tre anni e anche al termine degli stessi. E dopo, se si cancella l'articolo 18, se si può essere videosorvegliati o demansionati a piacimento del datore di lavoro, quali tutele  rimangono?”.

Un altro degli scopi dichiarati della campagna è quello di smascherare il Jobs Act. “Siamo ben consapevoli della difficoltà che hanno i nostri coetanei, in mezzo a questa corsa mediatica fatta di annunci, nel reperire informazioni facilmente comprensibili. Per questo sul sito abbiamo predisposto un'apposita sezione che abbiamo ironicamente chiamato “Le Supercazzole”, per evidenziare e spiegare in modo chiaro le bufale che ci vengono raccontate quotidianamente”.

Non solo. Il sito ha anche l'obiettivo di raccontare la Cgil. “Una Cgil – sottolinea ancora Brunetti – che al di là di tutto è molto diversa da quella che emerge nel dibattito pubblico e che non abbiamo paura a raccontare, senza nascondere i nostri limiti, ma anche evidenziando le nostre battaglie, le nostre mobilitazioni, le nostre campagne. Non possiamo certo dire che abbiamo sconfitto la precarietà e certo dobbiamo e possiamo fare molto di più e molto meglio, ma quella che vogliamo raccontare nel sito è una Cgil che le ha provate tutte e che talvolta ha anche vinto le proprie battaglie contro la precarietà, che, è bene ribadirlo, è stata costruita in primis dalle leggi e dalle ricette che i vari governi, compreso quello attuale, hanno portato e continuano a portare avanti”.

Il sito è dunque anche un collettore di esperienze. Racconta attraverso video, foto, webflyer le campagne più innovative della Cgil, a partire da quelle tuttora in corso, come la petizione on line di Nidil per l'estensione dello Statuto dei lavoratori, il “sindacato di strada” della Flai, la campagna Fast generation della Filcams per i lavoratori dei fast food o la campagna #nonscherziamo della Flc per sostenere i precari dell'università e della ricerca. Tra le campagne raccolte dal sito c'è anche quella di “Lavoro anomalo”, una comunità Facebook nata nell'aprile del 2012 che ha l'obiettivo di controllare e smascherare le offerte di lavoro sospette o fraudolente.

“Soltanto da pochi mesi – racconta ancora
Brunetti – “Lavoro anomalo” ha iniziato una proficua collaborazione con il Sol, lo Sportello orienta lavoro, della Cgil di Firenze, ma è un esempio importante di come la nostra organizzazione debba guardare a ciò che la circonda per costruire sinergie con chi già sul territorio, compreso quello virtuale che è il web, opera nella nostra stessa direzione. Per questo abbiamo voluto inserire questa esperienza sul sito,  perché insieme a tutte le altre diventi un punto di riferimento ‘per tutti’, proprio come la Cgil, proprio come lo slogan della nostra campagna”.