Un'altra giornata importante quella di oggi, 8 ottobre, sul fronte del lavoro. Con il voto al Senato sul jobs act e l’incontro a Milano dei ministri europei. Il premier Matteo Renzi procede spedito e conferma di voler superare qualsiasi veto.

Il voto di oggi sulla fiducia al Jobs Act riguarda evidentemente l'articolo 18. Lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi, contrariamente a quanto riportato da notizie di stampa. La delega, osservano, attribuisce al Governo il dovere di superare l'attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione.

Alla domanda dei cronisti sulla richiesta della minoranza interna del Pd di poter emendare la delega lavoro alla Camera, il ministro ha replicato sottolineando che quello che uscira' dal Senato "e' comunque un buon testo, in cui ci sono delle modifiche che accolgono alcuni suggerimenti pur mantenendo l'impianto della richiesta". "Vediamo oggi il voto del Senato - ha aggiunto - ma teniamo anche conto se c'e' l'esigenza di dare risposte rapide, immediate, cosi' da attuare subito la delega con i decreti legislativi, per rispondere alle richieste di un miglior accesso al mondo del lavoro".

In mattinata si era diffusa la notizia
che il governo, avesse trovato un artificio per non spaccare la maggioranza sull’articolo 18, che sarebbe stato rimandato ai decreti attuativi. L'Aula di palazzo Madama, secondo varie fonti di stampa, avrebbe votato oggi il maxi  emendamento del governo, ma non sull'articolo 18. Il governo si sarebbe riservato infatti di cambiare l'articolo più discusso successivamente, quando scriverà i decreti delegati. Forza Italia ha fatto sapere che voterà contro. Poi la smentita da parte di Palazzo Chigi.

Nel pomeriggio, il premier sarà poi a Milano per il vertice Ue sul lavoro. All'appuntamento partecipano i capi di Stato e di Governo di 15 Stati  membri dell'Unione europea, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso.

“Non temo agguati, ha detto ieri Renzi a proposito del voto dei parlamentari del Pd.”, ma la minoranza gli ha risposto a stretto giro: “Vedremo il testo e poi decideremo”. Dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi, la Cgil ha invece confermato il giudizio negativo e tutte le ragioni che stanno alla base della manifestazione del 25 ottobre. La battaglia non finirà con il voto sulla legge delega, ha spiegato, il segretario generale Susanna Camusso durante l’intervista di Massimo Giannini a Ballarò. Il percorso sarà lungo e la manifestazione del 25 ottobre sarà solo l’inizio di una nuova stagione di coinvolgimento dei lavoratori e di migliaia di giovani precari che oggi sono esclusi dalle tutele

Oltre ad esprimere la critica ai provvedimenti sul lavoro, la Cgil ha anche ribadito la necessità e l'urgenza di destinare maggiori risorse al finanziamento degli ammortizzatori sociali, per una loro effettiva estensione a tutti e non solo ai co.co.pro. Nell’incontro con il premier Renzi e i ministri del suo governo la Cgil ha inoltre riaffermato la necessità di estendere agli incapienti ed ai pensionati gli 80 euro e di pervenire allo sblocco dei contratti per i dipendenti pubblici.

Da parte del governo è stata palesata una disponibilità – da verificare e sostanziare – in materia di regole della rappresentanza, mentre l'unica concreta novità emersa è la fissazione di un nuovo incontro con il presidente del consiglio sui contenuti della Legge di Stabilità, previsto per il prossimo 27 ottobre. “Per queste ragioni – si legge nella nota diffusa dopo l’incontro - la Cgil riconferma la manifestazione nazionale del 25 ottobre a Roma, tappa fondamentale di un percorso di mobilitazione da sviluppare e rafforzare nel tempo. A fronte dell'apposizione della fiducia da parte del governo, è necessaria un'immediata, forte risposta dai luoghi di lavoro, attraverso ordini del giorno, fermate e scioperi aziendali con assemblee”.

aggiornato alle 11:14