Nel 2012 il prezzo dell’energia è cresciuto del 13,8 per cento: c’è anche questo elemento, non secondario, nel gap di competitività delle imprese italiane rispetto alle concorrenti europee. La denuncia arriva dalla Confartigianato locale: “Un aumento esponenziale che pesa come un macigno sui bilancio delle imprese – commenta il presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – in particolare in una regione come la nostra in cui il 21 per cento degli occupati lavora in imprese artigiane energivore, si tratta del dato più alto d’Italia”. L’Italia, denuncia l’associazione, ha una dipendenza energetica dall’estero del 83,8 per cento, di oltre trenta punti superiore al 52,7 per cento medio europeo. Importiamo energia per 5,4 punti di Pil, pari a 84.609 milioni di euro, equivalente 1.396 euro per abitante. I prezzi dell’energia per le imprese sono ai massimi storici: a settembre 2012 + 11,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ed è stato anche superato il precedente massimo registrato nel luglio 2008. Nei nove settori ad alto consumo energetico – che rappresentano la metà del made in italy – sono attive 142.904 imprese artigiane con 577.255 addetti, pari al 18,1 per cento degli addetti totali dell’artigianato italiano.

Per l’energia elettrica il costo per le imprese italiane sale nell’ultimo anno del 12,7 per cento, più del doppio rispetto al 5,2 dell’Eurozona, con un gap di costo del 36,4 per cento. A metà 2012 il gas per usi industriali mostra un prezzo di riferimento per una piccola impresa in Italia del 5,8 per cento superiore alla media europea; divario generato da una dinamica dei prezzi in Italia del 30,4 per cento contro il 12,9 nella media europea.

Secondo Confartigianato, le ricadute sono molto forti anche per le famiglie. Ad ottobre 2012 i prezzi dei beni energetici per le famiglie italiane salgono di 5,6 punti oltre alla media europea. Per alcune commodities si registrano ritmi di crescita multipli rispetto all’Europa: +16,1 per cento per carburanti e lubrificanti, quasi il doppio rispetto all’area euro; inflazione a doppia cifra anche per l’elettricità per le famiglie che mostra una dinamica dei prezzi del 15,9 per cento, quasi tre rispetto all’Eurozona. Per il gas acquistato dalle famiglie si conferma la regola della maggiore inflazione italiana, con una crescita tendenziale dei prezzi del 9,1 per cento contro il 6,4 dell’area euro.

Anche per quanto riguarda il costo dei carburanti, l’Italia è al primo posto in Europa; in due anni abbiamo scalato la classifica di 6 posizioni. La ’tassa da pieno’, considerando 60 litri di carburante, sale di 8,85 euro rispetto all’anno precedente. Il paradosso è che da tutto questo lo Stato guadagna: nei primi nove mesi del 2012 le entrate da accise su oli minerali salgono di 3,3 miliardi (+23,5 per cento). Dalla pompa di benzina entrano nelle casse dello Stato 2.677.160 euro all’ora (pari a 44.619 euro al minuto); nello stesso periodo i consumi dei prodotti petroliferi sono in calo del 9,3 per cento.

Ad aggravare la situazione, infine, arrivano anche i primi segnali di “sboom” delle imprese dell’energia causato dalla recessione e dalle modifiche alle incentivazioni all’energia da fonti rinnovabili: nel III trimestre 2012 la crescita delle imprese dell’energia dimezza: +0,7 per cento mentre era +1,2 un anno prima. Una situazione che ha ripercussioni nell’indotto delle costruzioni: nei lavori specializzati in edilizia – quasi metà degli addetti nell’istallazione di impianti – gli occupati scendono del 3,8 per cento, mentre salivano del 16,7 un anno prima. I minori ingressi sul mercato dell’energia penalizzano il segmento più dinamico delle piccole imprese: nel 2010 la crescita dell’occupazione del settore concentrata nelle micro e piccole imprese (+22 per cento) mentre medie e grandi imprese diminuiscono gli occupati dell’1,6%.